domenica 11 maggio 2014

Aquila chrysaetos


L’aquila reale non è ancora sufficien- temente tutelata sui monti del Matese, situati lungo il confine tra Campania e Molise.



Aquila reale (Aquila chrysaetos)
Sui Monti del Matese, posti a cavallo del confine tra Campania e Molise,  si registra la presenza fissa di una coppia nidificante di aquile reali e la presenza discontinua di qualche esemplare erratico alla ricerca di un territorio e, contemporaneamente, di una compagna o di un compagno per formare una nuova coppia.

Attualmente la coppia di aquile si riproduce sulle pareti rocciose del "Vallone dell'inferno", in territorio del comune di Castello del Matese (CE), a poco più di 5 chilometri dal confine con il territorio di Cusano Mutri (BN), come si può vedere dalla cartina qui di seguito riportata, derivante dalla scansione della mappa del Parco Regionale del Matese.






Pareti rocciose nella zona del "Vallone dell'Inferno", in territorio del comune di Castello del Matese (CE),  dove attualmente continua a riprodursi una coppia di aquile reali.
 Il "Vallone dell'Inferno"si trova a poco più di 5 chilometri dal confine con il territorio di Cusano Mutri (BN).
La presenza dell’aquila reale sul massiccio montagnoso del MATESE non può non essere un indicatore importante dell’attitudine che ha l’ambiente naturale e selvaggio matesino ad ospitare questo rapace, MA NON È UN INDICATORE SUFFICIENTE ad affermare che le cose vanno bene e che, quindi, si può andare avanti così (!)

Infatti, dall’osservazione sul Matese della dieta alimentare della coppia di aquile reali nell’allevare la propria nidiata, si è potuto constatare che i due rapaci devono, purtroppo, spesso arrangiarsi con piccole prede (ghiri, scoiattoli e simili) del peso (irrisorio) di circa 75 grammi, e gli aquilotti, non alimentati a sufficienza, non crescono vigorosi. Essi perciò lasciano il nido in non buone condizioni di forma, per cui spesso successivamente soccombono.

Ciò porta a riflettere su una realtà da cui risulta che le prede di maggiori dimensioni, come lepri e pernici, che l’aquila predilige e delle quali ha bisogno per necessità alimentari, sono rare perché, almeno finora, nona è stata assicurata la necessaria tutela dalla caccia a queste specie; oppure la tutela è stata assicurata solo sulla carta (?!), facendo in buona sostanza solo discorsi sterili. 

Se non è così, ci piacerebbe essere smentiti, però con argomentazioni semplici, chiare e convincenti, anche perché se non lo fossero, diventerebbero sicuramente oggetto di ampie ed approfondite discussioni.



Aquila reale su posatoio

Quello che non s'è fatto finora può anche essere considerato .... "acqua passata", ma in futuro non potremo più ignorare questo tipo di gestione della fauna nel Parco Regionale del Matese, dove un selvatico di gran pregio come l'aquila reale meriterebbe ben altra attenzione in relazione alle sue importanti necessità alimentari.


L’aquila reale è un rapace intelligente, possente e aggressivo, ma si lascia anche addomesticare. Un esempio di ciò lo abbiamo visto di recente anche allo stadio e in televisione in occasione delle partite di calcio domenicali della serie A, osservando le spettacolari esibizioni dell'aquila guidata dal suo addestratore.  


In natura l’aquila reale sa convivere con l’uomo e lo ha dimostrato ampiamente anche sul massiccio montagnoso del Matese, dove fino a pochi decenni fa si registrava una elevata densità di contadini e pastori, di gran lunga superiore a quella attuale, e le aquile erano presenti in buon numero, e non ridotte al lumicino come oggi.




Aquila su ramo fotografata da lontano


Le aquile sul Matese sono state decisamente più presenti fino a pochi decenni fa per un motivo semplicissimo: c'era abbondanza di lepri e pernici, le loro prede preferite, per cui i rapaci non avevano gli attuali problemi alimentari.

La densità dell’aquila reale su queste montagne è perciò condizionata soprattutto dalle sue possibilità alimentari.




Altra immagine di aquila reale (Aquila chrysaetos) su posatoio. 

Chi è inesperto e non ne conosce la differenza, può anche confondere, vedendola volteggiare nel cielo, la “Poiana” con “l’Aquila reale”, ma, come si può vedere da questa immagine, le dimensioni dei due rapaci, qui rapportate a quelle del merlo, sono nettamente diverse.


In un “Parco”, l’attenzione (anche con eventuali relativi costi) per l’effettivo e rigoroso rispetto del divieto di caccia deve avere una priorità assoluta. Sennò che “Parco” è ?
Tutto il resto viene dopo.

Per cui l’attenzione (con relative e non indifferenti spese !) per.
- studi, 
- ricerche, 
- materiale pubblicitario, 
- libri e pubblicazioni varie, 
- ecc., 
che pure non sono da sottovalutare, deve essere secondaria rispetto a quella relativa alla cura dell’effettivo e rigoroso rispetto del divieto di caccia.


Particolare della testa di un'Aquila reale (Aquila chrysaetos), che ha vista acutissima: 6 volte quella dell’uomo.

L’aquila reale nidificava sui monti del Matese anche quando non era stato ancora istituito il “Parco Regionale del Matese” e, quindi, anche quando non era stata istituita ancora di alcuna forma di protezione. 

Ma a distanza di oltre 10 anni dall’istituzione del “Parco”, sembra che le condizioni di sopravvivenza dell’aquila reale sul Matese non siano affatto migliorate; anzi rimangono preoccupanti. E ciò a causa delle condizioni alimentari sopra riassunte.

Vecchio nido di “aquila reale” fotografato da lontano con il teleobiettivo nel canyon tra Cusano Mutri e Pietraroja (in provincia di Benevento).

Il nido, posto su una cengia di una parete rocciosa molto alta e inaccessibile, è sotto uno strapiombo ed è riparato dalla pioggia e dalle intemperie.
Altra immagine del vecchio nido di “aquila reale” fotografato da lontano con il teleobiettivo.








Altro sito utilizzato dall’aquila reale per la nidificazione. Si trova nel territorio del comune di Pietraroja (BN) ed è visibile (da lontano) dalla strada panoramica che sale a Bocca della Selva.

Panorama invernale dal centro abitato di  Cusano Mutri (BN) (da Sud verso Nord).
Indicato con la freccia rossa: un sito di nidificazione dell’aquila reale.



Cusano Mutri (BN) – Pareti rocciose che si affacciano a strapiombo su profondi e vasti precipizi (che qui non visibili perché non è stato possibile fotografarli dal punto in cui è stata scattata la foto), nella zona di “Fontana Paola” sullo sfondo del Monte Mutria innevato, non molto distanti da Bocca della Selva.
Questo sito è stato uno dei più utilizzati dall’aquila reale per la nidificazione.

(Foto di Salvatore Vitelli, giovane pastore di Cusano Mutri (BN) residente in Contrada Sorgenze, frequentatore di questi aspri luoghi).


Le pareti rocciose di cui all’immagine precedente fotografate da lontano e dal basso.
I profondi e vasti precipizi su cui si affacciano a strapiombo le pareti rocciose qui si vedono, anche se solo in parte.
Indicato con la freccia rossa: un sito di nidificazione dell’aquila reale.
(Foto di Carmine Civitillo)



Aquila reale in volo planato. Il rapace ha un’apertura alare di oltre 2 metri (può raggiungere i 240 cm). Pesa 6 - 7 chilogrammi e la femmina è del 20% circa più grande del maschio.




Due immagini dei micidiali artigli dell’aquila reale, all’estremità di zampe possenti. Gli artigli sono lunghi e affilati, soprattutto quello relativo al quarto dito, opposto agli altri, con l’unghia del quale l'aquila trafigge la preda.

Il becco, forte e ricurvo, le consente non solo di uccidere animali, ma anche di aprire carcasse di grandi animali già morti.

La possente massa muscolare dell’aquila ha una netta prevalenza sullo scheletro, che costituisce solo il 7% del peso totale.

La robusta struttura le consente di attaccare con successo prede più pesanti di lei e, nonostante la mole imponente, il suo volo è  assai agile.

L'Aquila reale è perciò stata definita uno dei più potenti uccelli rapaci del mondo.


Aquila che sta per ghermire una preda.

Nel sud Matese, nei territori dei comuni di Cusano Mutri e di Pietraroja, in provincia di Benevento, dove l'aquila veniva (e viene ancora) dialettalmente chiamata "l'aucèlla"vi sono persone anziane che ancora ricordano e ne raccontano ancora diversi aneddoti – la presenza quotidiana delle aquile anche nell’alta valle del Titerno, almeno fino a dopo al Seconda Guerra Mondiale. 

Vengono ricordati numerosi episodi della presenza e dell’attività predatoria di questi rapaci, che qui avevano vari siti nidificazione. In uno di questi siti è ancora visibile un vecchio nido.

Le aquile allora erano qui presenti in buon numero, per un motivo semplicissimo: c'era abbondanza di lepri e pernici, le loro prede preferite, per cui i rapaci non avevano i problemi alimentari di oggi.

Allora questi territori brulicavano di contadini e pastori (ora quasi scomparsi) e le aquile non si sentivano affatto disturbate dalla loro presenza, anzi erano esse che “disturbavano” i contadini e i pastori, predando alla luce del sole anche agnelli, polli, cani di taglia modesta, ecc..





Un vecchio pastore ricorda il suo affannoso e disperato inseguimento con un bastone ad un aquila intorno al suo gregge sul Monte Mutria. 
Il rapace, evidentemente affamato, faceva brevi voli intorno al gregge per sfuggire al pastore che lo inseguiva, ma non ne voleva sapere di andar via. 
Il pastore ricorda che alla fine fu lui a vincere, ma quanta fatica!

Un altro pastore ricorda che rimaneva sempre piuttosto impressionato nel vedere correre a rifugiarsi nel fitto del bosco il suo pur robusto e grosso cane “pastore abruzzese”, quando l’aquila cominciava a volteggiare nel cielo della zona. 
Il pastore ne deduceva che il suo cane temeva quel grosso uccello e preferiva mettersi al sicuro nel fitto del bosco!

Alcuni contadini, mentre coltivavano un loro terreno in montagna nella zona di "Fontana Paola" (non lontano da Bocca della Selva), sentirono il guaito del loro cane di taglia media che si trovava a qualche centinaio di metri da loro. Si voltarono e riuscirono solo a vedere che un’aquila se lo portava via appeso ai suoi artigli, dopo averlo sorpreso e "agganciato" con volo radente.

Un contadino di Cusano Mutri (BN) raccontava spesso che un'aquila predava le sue galline, che egli teneva di giorno in libertà nei pressi della sua abitazione rurale. A volte egli avvistava il rapace in lontananza, mentre scendeva dal Monte Mutria ed era chiaramente diretto alla sua abitazione.

Aquila reale che imbecca il suo pulcino nel nido.

Ci siamo già occupati, in passato, della presenza dell’aquila reale nel Parco Regionale del Matese, sottolineando diversi aspetti riguardanti l’esistenza di questo affascinante rapace sui monti matesini.

Abbiamo evidenziato la posizione del possente rapace, nell’equilibrio che c’è in natura, ai vertici della catena alimentare anche nel Parco. E per questo l’aquila reale è stata definita  la padrona dei cieli matesini”.


Abbiamo anche considerato l’aquila reale, per le sue caratteristiche principali (dimensioni, capacità predatorie, viste pure nel dinamico e salutare equilibrio che c’è in natura), fiore all’occhiello del Parco del Matese, dove si registra la presenza fissa di una coppia nidificante e la presenza discontinua di qualche esemplare erratico alla ricerca di un territorio e, contemporaneamente, di una compagna o di un compagno per formare una nuova coppia.


Due immagini del Ghiro (glis glis)
L’animaletto, che pesa appena 75 grammi, costituisce purtroppo una preda di ripiego dell’aquila reale sul Matese, perché le sue prede abituali (lepri e pernici) sono diventate assai rare.


E' stata sottolineata la necessità, nella “gestione” del Parco, di assicurare (e non ci vuole molto) un minimo di fabbisogno alimentare per il grande rapace, garantendo la presenza nel Parco delle sue prede preferite: lepri e pernici.

Aquila reale che insegue una lepre, che pesa alcuni chilogrammi, in media fino a 7 Kg, cioè fino a quasi 100 volte il peso del ghiro.


Per quanta riguarda le lepri, non sarebbe affatto difficile vederle aumentare di numero. Dopo averne fatto un ripopolamento anche non eccezionale per numero di esemplari, basterebbe assicurare il rispetto dell’area protetta matesina (il "Parco" appunto). Rispetto che si realizza innanzi tutto con l’effettiva osservanza del divieto di caccia, contrastando ed eliminando ogni forma di bracconaggio, diurna e notturna.

Per quanto riguarda la "coturnice" (alectoris graeca), che è una varietà di pernici, fino ad una cinquantina di anni fa è stata comune anche sui nostri monti (Matese soprattutto), ma ora è praticamente ridotta al lumicino, e solo in zone assai limitate, con scarse probabilità di evitare la scomparsa definitiva senza un'accorta politica di intervento e di tutela.


Esemplare di "coturnice"  (alectoris graeca), che è una varietà di pernici ed è una delle prede preferite dall'aquila reale.
La "coturnice", detta anche pernice grossa, è lunga 35 cm circa e pesa in media dai 400 ai 650 grammi, fino ai 900 grammi. Comunque diverse volte il peso del ghiro.
Foto del sottoscritto (Emidio Civitillo)


Con una gestione più oculata della fauna selvatica, la "coturnice", da tutti definita uno splendido selvatico, potrebbe non solo tornare ad insediarsi stabilmente e in gran numero sui monti del Matese e se ne eviterebbe così la scomparsa, ma consentirebbe la ricostituzione di un importante anello della catena alimentare, a tutela anche dell’aquila reale.
Auspichiamo perciò vivamente che nella gestione del "Parco Regionale del Matese" questi aspetti non vengano più trascurati e ricevano, appena possibile, la necessaria attenzione.

Con la rarefazione delle prede preferite dal grande rapace (lepri e pernici), non ci si deve meravigliare se l’aquila viene a trovarsi in serie difficoltà alimentari e, quindi, con bassa probabilità di riproduzione o, addirittura, di sopravvivenza.

Per problemi alimentari l’aquila potrebbe scomparire dal Matese. Ed oltre al danno, si dovrebbe in tal caso riconoscere anche un’amara beffa, nel senso che si dovrebbe chiaramente ammettere che l’aquila, riuscita miracolosamente a sopravvivere quando non c’era il divieto di caccia, non risulta ancora sufficientemente tutelata nonostante l’istituzione dell’area protetta (il Parco Regionale del Matese !).

La volpe, anch'essa un predatore, aveva trovato del prezioso cibo in un inverno difficile, ma all'arrivo dell'aquila deve sloggiare.


La volpe però non vuole andare via


e prova  anche a rendersi minacciosa per contendere il cibo all'aquila.


Ma l’aquila è determinata


e annienta la rivale.

Alla fine anche la volpe diventa cibo per l'aquila.  

Si tratta di avvenimenti non frequenti, ma servono anche a dare un’idea di situazioni  che si verificano in natura quando si lotta (disperatamente) per sopravvivere.


Favorire la presenza dell’aquila reale sul Matese, tenendo soprattutto in gran conto le sue esigenze alimentari (tutelando e favorendo la diffusione delle sue prede preferite: lepri e pernici), non è importante solo ai fini della sua sopravvivenza, ma occorre anche considerare che un ambiente naturale d’eccezione come quello matesino, decisamente idoneo ad una presenza faunistica altrettanto rara (aquile, lupi, pernici, caprioli, ecc., ecc. ...), se tutelato e protetto come si deve, può avere un ruolo assai rilevante anche nella promozione turistica del territorio.


In altri termini, l'ambiente naturale del Matese, con una presenza faunistica così importante, ha anche una notevole rilevanza economica, specialmente per queste zone che hanno scarsissime possibilità alternative e che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo (o di sopravvivenza !!)

Riassumendo, è appena il caso di ricordare che con una natura ben tutelata,
- si realizza il miglioramento della qualità della vita per tutti, 
- la si tramanda alle generazioni future nelle migliori condizioni possibili, cercando quanto meno di evitare che essa subisca danni irreparabili,
- è possibile valorizzarla anche in funzione della promozione turistica del territorio e, in tal modo, la natura diventa anche una preziosa risorsa economica.

La presenza dell’aquila reale  sul  massiccio montagnoso del Matese richiama l’attenzione di tutti: non soltanto degli esperti e degli appassionati, ma anche di tutti coloro che in montagna ci vanno di rado e che comunque amano essere sempre informati di queste cose attraverso notizie che “viaggiano” nelle forme più svariate (sempre più attraverso il web).



L'AQUILA  E' CAPACE DI  UCCIDERE  IL  LUPO


Anche a dimostrazione del fatto che l’aquila reale è un rapace intelligente, possente e aggressivo, e sa collaborare con l’uomo se addomesticata, la si può osservare nella caccia al lupo in un video qui allegato
Per vederlo basta cliccare su una delle seguenti parole di colore rosso: Caccia al lupo con l'aquila reale


Non c’è dubbio che la presenza dell’aquila reale nel Parco Regionale del Matese suscita anche orgoglio nelle popolazioni locali, ma assieme all’orgoglio c’è anche un sentimento di preoccupazione per la “salute” di questo affascinante rapace sui monti del Matese, di cui giustamente viene considerato fiore all’occhiello”.
La speranza di tutti è che l’aquila reale continui ad essere la padrona dei cieli matesini”, continuando ad abitare senza problemi questa zona montagnosa. 
Occorre perciò tenere ben presenti le necessità alimentari di questo rapace che, come tutti sano, è al vertice della catena alimentare e svolge anche un'importante funzione nell'equilibrio che c'è in natura.

                                         Emidio Civitillo


emidiocivitillo@gmail.com

20130103