sabato 23 luglio 2011

“Ciro” da Pietraroja​, il dinosauro meglio conservato al mondo.

Il fossile di dinosauro “Ciro”, famoso in tutto il mondo, ha portato all’attenzione internazionale anche il paesello montano di Pietraroja, il cui centro abitato è a quota 832 m s.l.m..
E chi avrebbe immaginato, fino a pochi anni fa, che il paesello di Pietraroja fosse destinato a tanto? 


Suggestivo panorama da Est del paesello di Pietraroja, che si trova sui monti dell’alto Sannio beneventano, in una zona compresa tra le città di Benevento, Campobasso e Caserta.


Qualcosa l’aveva intuita soltanto don Lorenzo De Carlo, il famoso arciprete pietrarojese vissuto dal 1884 al 1967, il quale si adoperava anche nel tenere conferenze sui fossili di Pietraroja, andando in giro per i teatri delle regione.
In quelle occasioni, dato che non c’era ancora il sonoro, don Lorenzo proiettava un filmino muto che aveva girato con la cinepresa. Col filmino veniva mostrato anche il paesaggio alpestre e carsico dei monti di Pietraroja.
L’arciprete, munito di una lunga canna, commentava con suggestione ogni sequenza, improvvisando anche rime baciate con la sua vena poetica. Era anche giornalista e un apprezzato oratore.


Il parco Geopaleontologico dove fu rinvenuto il fossile di dinosauro e, a destra, il fabbricato del Paleo Lab.


Alla fine della proiezione teneva la sua conferenza aperta al dibattito, in cui metteva in luce le bellezze e le memorie fossili della sua terra, e ne auspicava un grande avvenire.
Al termine della sua manifestazione, don Lorenzo sorteggiava un prosciutto ed un sacchetto di lenticchie di Pietraroja (prodotti locali tuttora assai rinomati), che regalava all’uditorio. Ad ogni persona presente veniva dato un numero, poi, con estrazione a sorte di due numeri, venivano assegnati in regalo il prosciutto ed il sacchetto di lenticchie.
In tal modo egli raggiungeva agevolmente lo scopo di riuscire a far intervenire alla manifestazione molta gente che, nella speranza di ricevere gratis il prosciutto o, in alternativa, almeno il sacchetto di lenticchie, accorreva in gran numero e veniva a conoscenza di Pietraroja e delle sue bellezze, comprese quelle preistoriche.





Mi piace ancora una volta sottolineare che la valorizzazione (che finora purtroppo è stata assurdamente quasi del tutto trascurata) di queste bellezze, costituirebbe un mezzo sicuro per conferire  prospettive decisamente più rosee, sia dal punto di vista scientifico che turistico, e quindi anche economico, a questa zona che è tra le più depresse, ma anche tra le più belle della regione (e non solo della regione).



Veduta aerea da Sud.


In questa zona, che peraltro è compresa nel Parco Regionale del Matese, si trova anche Cusano Mutri, che oltre ad essere stato inserito nel prestigioso elenco ufficiale de ”I BORGHI PIÙ BELLI D’ITALIA”, ha, assieme a Pietraroja,  anche un esteso ambiente naturale d’eccezione, in cui è presente in buon numero il lupo e vive e nidifica ancora l’aquila reale.





Se si realizzasse anche un poco soltanto di valorizzazione di questa zona, si otterrebbe un significativo miglioramento delle modeste condizioni di vita delle popolazioni locali e l’apertura di uno spiraglio alla soluzione del drammatico problema occupazionale (specialmente dei giovani) attraverso un minimo di sviluppo dell’economia locale.
Abbiamo sempre sperato che i rappresentanti politici (a tutti i livelli e di tutti i colori politici) ci dessero almeno qualche piccola dimostrazione di fattivo interessamento per questa zona, ma finora non abbiamo avuto mai il piacere di apprezzare alcun intervento concreto.




È stato pubblicato un interessante servizio, anche con video, sul celeberrimo fossile di dinosauro “Scipionyx samniticus”, ai più noto come “Ciro”, rinvenuto qualche anno prima del 1980 a Pietraroja (in provincia di Benevento), a cinque Km in linea d’aria dal centro abitato di Cusano Mutri.



Cliccando sull'immagine che segue, parte il video.



Luglio 2011
                              Emidio Civitillo

Primo gruppo di foto dell'infiorata 2011 a Cusano Mutri (BN)

  










































L'infiorata, a Cusano Mutri (BN), fu realizzata come ogni anno il giorno del Corpus Domini (26 giugno 2011): artistiche decorazioni, prevalentemente con petali di fiori, nelle piazze, nelle vie e nelle chiese dell’antico borgo medioevale.
L’infiorata del Corpus Domini, a Cusano Mutri, ha ormai le caratteristiche di un importantissimo appuntamento annuale, che richiama turisti e visitatori non solo dai  paesi limitrofi, ma anche da lontano. Non a caso l’infiorata cusanese è stata, assieme a quelle realizzate in altre regioni d’Italia, riportata anche in una rivista turistica a tiratura nazionale, stampata a Milano.
Già in tempi lontani, per le strade dell’antico borgo medioevale di Cusano Mutri, si usavano fare disegni floreali in occasione della processione del Corpus Domini. La tradizione non è stata mai abbandonata nel corso del tempo, soprattutto ad opera di parroci ed arcipreti, che hanno sempre sensibilizzato i fedeli a  mantenerla viva.
Ma da quando la Pro Loco Cusanese ha “preso in mano” anche questa manifestazione, l’infiorata del Corpus Domini, a Cusano Mutri, ha assunto i toni di un importantissimo appuntamento annuale, che richiama gente che viene anche da lontano, per vedere, fotografare e filmare gli attraenti e coloratissimi quadri floreali: artistiche decorazioni che formano un profumato, consistente, morbido e delicato tappeto per le vie, le piazze e nelle chiese  del centro storico.
Dalla storia sappiamo che nel 1263 un sacerdote boemo, di nome Pietro da Praga, passando per Bolsena, si fermò a celebrare la Messa sull'altare di Santa Cristina. L'uomo era afflitto dal dubbio che, durante il rito dell'Eucarestia, l'ostia e il vino si trasformassero nel sangue di Cristo. Fu così che, durante la consacrazione, tutte le persone presenti rimasero sbalordite davanti al prodigio che stava avvenendo: dall'ostia sgorgava sangue.
L'avvenimento fu comunicato al Papa, che allora risiedeva a Orvieto. Il Pontefice ordinò subito che i paramenti indossati dal sacerdote, bagnati dal sangue dell'ostia, fossero trasferiti nella sede papale. Durante il trasporto delle "reliquie" gli abitanti dei paesi in cui passava la "processione" pensarono di rendere omaggio, gettando petali di fiori sulle strade. In tal modo, nel 1264, Urbano IV, per commemorare il miracolo eucaristico, istituì la festa del Corpus Domini. In realtà, tale origine spiega solo in parte la nascita di quella che noi oggi chiamiamo "Infiorata". Soltanto nel 1625, in occasione della festa di S. Pietro e Paolo, si realizzarono, con i petali, quadri a soggetto con disegno libero o geometrico, per fare poi da tappeto durante la processione.

Emidio Civitillo




E-mail: emidiocivitillo@gmail.com