domenica 27 novembre 2011

2011 – Manifestazione del 4 novembre a Cusano Mutri (BN)


Il sindaco Pasquale Frongillo durante il suo intervento in piazza, vicino al “monumento ai caduti”.



Nel 2011 a Cusano Mutri (BN) la celebrazione del 4 novembre, giornata delle Forze Armate e festa dell’Unità Nazionale, si svolse, perché rinviata a causa del maltempo, giovedì 10 novembre.

La celebrazione assunse, come ogni anno, i contorni di un’importante manifestazione, nel segno del ricordo, con grande partecipazione popolare, oltre che, naturalmente, delle autorità civili e militari. Queste ultime dapprima parteciparono alla messa nella chiesa di San Giovanni Battista, poi presenziarono alla manifestazione che si svolse nella piazza principale del paese (Piazza Orticelli), presso il monumento ai caduti.








In chiesa venne sottolineata la presenza di un reduce di 99 ani compiuti nel maggio scorso: Giovanni Civitillo, a cui venne tributato un caloroso applauso da tutti i numerosi presenti.


Giovanni Civitillo, in primo piano, 
99 anni già compiuti da diversi mesi



L’intervento del sindaco Pasquale Frongillo, che per l’occasione indossò la fascia tricolore e che col suo discorso suscitò molta attenzione, contribuì a dare un tocco ancora più solenne alla manifestazione.







  Al sottoscritto (Emidio Civitillo) venne affidato il compito di riassumere alcuni ”passaggi” riguardanti la Prima Guerra Mondiale.


Il sottoscritto, che intervenne pure in piazza, colse anche l’occasione per parlare della necessità di essere un po’ tutti combattenti (ovviamente senza armi) per stimolare i politici ad affrontare e risolvere alcuni problemi della popolazione locale, tra i quali quello viario (sistemazione della strada provinciale) e quello relativo alla possibilità di consentire ai giovani di avere migliori prospettive per la soluzione del loro drammatico problema occupazionale, anche attraverso le numerose opportunità che, direttamente o indirettamente, offre l’ambiente naturale. E a tale proposito è appena il caso di ricordare che Cusano Mutri si trova nel Parco Regionale del Matese, anzi ne viene considerato la “perla”.
Il maresciallo dell’Aeronautica in pensione, Antonio Caprioin rappresentanza della sezione comunale “Combattenti e Reduci”, col suo intervento volle innanzi tutto ricordare alcuni reduci scomparsi nell’ultimo anno:
- Giovanni Vitelli, nato l’11 marzo 1924 a Cusano Mutri ed ivi residente in Contrada Sorgenze n. 53, il quale partecipò negli anni 1944 e 1945 alle operazioni di guerra nel  Genio Ferrovieri;
- Domenico Antonio Pascale  (14.10.1920 ÷ 20.09.2011), il quale aveva partecipato alla campagna di guerra in Albania ed era stato anche in  Grecia e nell’isola di Cipro; non fu prigioniero in Germania in quanto sfuggì al rastrellamento tedesco perché si trovava in licenza straordinaria a Cusano Mutri per la morte del padre Giosuè.
L’intervento del noto concerto bandistico locale, diretto dal giovane Giovanni Mastrillo, nipote del maestro omonimo, contribuì a dare un tocco ancora più festoso a questo appuntamento annuale. 
Venne suonata, ovviamente, anche l"Canzone   del Piave": Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio ……  



Seguono diverse altre immagini della manifestazione, che vide protagonisti anche gli alunni delle scuole di Cusano Mutri.








  Il maresciallo dell’Aeronautica in pensione Antonio Caprio durante il suo intervento.



Il sottoscritto (Emidio Civitillo) intervenne anche in piazza.



Ancora unun’immagine relativa all’intervento del sindaco  Pasquale Frongillo.






Gli alunni delle scuole di Cusano Mutri, tra i protagonisti della manifestazione, si sono esibiti anche in piazza.















   Giovanni Civitillo, classe 1912 (99 anni già compiuti), 
con il berretto in mano;

In questa foto ricordo, scattata in Piazza Orticelli nei pressi del monumento ai caduti, risultano tra gli altri ritratti:


- la dottoressa Giovanna Caraccio, dirigente scolastico (preside) dell’Istituto comprensivo di Cusano Mutri (BN),  alla destra del sindaco con la borsetta di colore rosso;
-      Il maresciallo dell’Aeronautica in pensione, Antonio Caprio (con il berretto dell’Arma, dietro alla preside).
-     Pasquale Frongillo (con la fascia tricolore), sindaco di Cusano Mutri dalle elezioni comunali del 6 – 7 giugno 2009;
-      il parroco  don Pasquale Petronzi, in primo piano tra il sindaco e il sottoscritto (con il cappello da alpino);
-      il sottoscritto (Emidio Civitillo, con il cappello da alpino),  in servizio militare nel 1972-73 con il grado di Sottotenente di Artiglieria, poi promosso Tenente;
-    Il maresciallo dei carabinieri Michele FIORAIO, comandante della stazione CC di Cusano Mutri.






     Foto ricordo anche per gli alunni delle scuole.

Foto dell'Upupa, l'uccello farfalla



L'UPUPA - Il suo nome si pronuncia sia ùpupa che upùpa. 




L’Upupa e il merlo, che è uno degli uccelli più noti.



La sua presenza più numerosa nelle nostre zone può essere dovuta a diversi fattori, ma è ragionevole pensare che la riduzione dell’attività venatoria (la caccia) abbia contribuito non poco all’aumento numerico di questo selvatico.



















Questo canto pur non essendo molto sonoro si può udire anche in lontananza, verso maggio si fa meno intenso e talvolta si protrae fino in giugno in coincidenza di covate tardive: quando è inquieto prende il volo lanciando un grido basso e rauco, un po’ soffocato, nei pressi del nido si esprime con diversi suoni gutturali. 

















mercoledì 16 novembre 2011

UNA STORIA INFINITA E SEMPRE PIÙ TRISTE: la sistemazione della strada provinciale Cerreto Sannita – Cusano Mutri, in Provincia di BENEVENTO.

Dopo anni ed anni di attesa, la sistemazione della strada provinciale Cerreto-Cusano, con particolare riferimento alla messa in sicurezza del tratto a sud della galleria del Monte Cigno, non è stata ancora realizzata.
-    Nel corso degli anni abbiamo solo dovuto (purtroppo) registrare un crescente sentimento di perplessità, delusione e scetticismo.
-    Abbiamo avuto una serie di vuote promesse, con le quali tra l’altro si lasciava intendere che la Provincia di Benevento intendeva intervenire su una lunghezza di centinaia di metri di strada provinciale pericolosa.
-      Alla fine, però, si arrivò a progettare una “galleria paramassi” che, benché venisse da tutti riconosciuta come una soluzione definitiva dell’antico (e triste) problema della pericolosità della strada, avrebbe avuto una lunghezza di circa 100 metri soltanto, e poi corsero addirittura voci che i metri sarebbero stati sensibilmente meno di 100.
-    Ciò apparve chiaramente come una presa in giro, e non un segnale di attenzione alle istanze dei cittadini, espresse in maniera convinta e decisa anche attraverso “Comitati” e “Pro Loco”.
-   Speravamo che i politici, almeno quelli locali, ci tenessero quanto meno informati dell’evolversi della situazione, ma a tutt’oggi continuiamo a brancolare nel buio e non sappiamo se e quando questa triste storia infinita avrà un epilogo, e se l’epilogo sarà positivo.
- Per sapere qualcosa dai politici, dobbiamo aspettare gli appuntamenti elettorali?
-      Ebbene, aspetteremo!!

Saluti cordiali a tutti,
Emidio Civitillo

P-S.:
Per consentire a tutti di leggere altre e più dettagliate osservazioni e proposte già fatte in merito a quanto sopra:
cliccare qui per leggere -      Il MANIFESTO –  di marzo 2010 - del Comitato Civico per la Liberazione del Monte Cigno e delle Pro Loco di Cusano e Pietraroja.
cliccare qui per leggere- il VOLANTINO – sempre di marzo 2010 – del Comitato Civico per la Liberazione del Monte Cigno e delle Pro Loco di Cusano e Pietraroja
cliccare qui per leggere - Il testo dell’e-mail del 6 aprile 2010, contenente considerazioni in merito ad “Osservazio​ni e proposte del Comitato Civico e delle Pro Loco sulla sistemazio​ne della strada provincial​e Cerreto-Cu​sano”.




Esempio di “galleria paramassi”.



Uno scorcio del Monte Cigno visto dalla località “Sprecamugliera”, attraversata dalla vecchia strada provinciale.




La gola di Lavello – Sullo sfondo si vede la valle di Cusano Mutri


mercoledì 9 novembre 2011

La BECCACCIA sverna in buon numero nell’area dei Monti del Matese.


IL FASCINO DELLA NATURA – CURIOSARVI UN PO’ È SEMPRE STIMOLANTE

Prima di passare a trattare l’argomento “Beccaccia” (corredato da diverse foto a colori), mi piace ribadire che  “la natura è sicuramente un’ottima fonte di reddito perché gli animali e il loro ambiente richiamano il turismo, per cui essi costituiscono un argomento che ha anche una notevole importanza economica, specialmente per le zone interne come la nostra, che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo”.


Novembre, anche nell’area matesina, è il mese del “passo” della Beccaccia, che migra dall’Europa centro – orientale e scende a svernare anche in tutta l’area mediterranea.
Il nome di questo selvatico, almeno per sentito dire, lo conoscono un po’ tutti, ma solo una percentuale assai limitata di persone sa riconoscere una Beccaccia (peraltro difficile da avvistare) e sa quali caratteristiche ha.




La Beccacciaha un peso fino a 4 – 5 volte quello del merlo. Durante la nidificazione sui monti del Matese e nelle aree limitrofe è rara (o del tutto assente), ma come uccello “di passo” e svernante è presente in buon numero nell’area matesina.



I dati rilevati da uccelli inanellati evidenzierebbero una preminenza di esemplari provenienti dall’Europa centro – orientale. Il “passo” autunnale è, in genere, prevalentemente concentrato nella prima quindicina di novembre.


Quando la caccia non era ancora vietata sui monti del Matese, i monti Moschiaturo (Defenza) e Tre Confini (parte alta della Parata Tufo), il valico di Santa Crocella e il bosco “La Torta” (versante nord del Monte Mutria) erano nel mese di novembre particolarmente frequentati dai cacciatori di Beccacce, le quali, nel loro viaggio migratorio verso Sud facevano (e fanno) delle brevi soste in questi luoghi.



Più limitate, invece, sono le soste durante il  “ripasso” di febbraio – marzo, quando le Beccacce se ne tornando verso Nord ai siti di nidificazione.
Le Beccacce che svernano nell’area matesina, di giorno se ne stanno in boscaglie piuttosto fitte, mentre al crepuscolo volano come ombre silenziose alla ricerca di cibo negli spazi aperti, quasi sempre nei pressi di corsi d’acqua o in zone umide. All’alba poi se ne tornano nei loro rifugi, cioè nel folto di boschi e boscaglie.


Durante il passo autunnale di ottobre –  novembre, le beccacce, nel loro viaggio dall’Europa settentrionale ai Paesi che si affacciano sul mare Mediterraneo (Nord Africa compreso), effettuano brevi soste anche sulle cime dei monti del Matese, specialmente quando le condizioni meteo lo permettono.

E prima che venisse istituito il Parco Regionale del Matese, quando la caccia non vi era ancora vietata, su quelle cime ai cacciatori di  coturnici (alectoris graeca) capitava spesso di “incontrare” in ottobre – novembre anche le  beccacce.

Cliccare sulla parola  coturnici per vedere le immagini di questo selvatico, anche'esso molto interessante.





COME RICONOSCERE LA BECCACCIA
La Beccaccia (scolopax rusticola) è un caratteristico uccello di bosco, terricolo, delle dimensioni di un piccione, con il becco molto lungo, le ali arrotondate ed il portamento basso.
E’ estremamente specializzato e la livrea è altamente mimetica e simile alle foglie morte delle lettiere dei boschi di latifoglie.




E’ di sessi simili e di colorazione variabile, dal bruno al rossiccio ed al grigio. Le parti superiori sono chiazzate e barrate, quasi marmorizzate, di bruno, grigio e nero; le parti inferiori sono finemente barrate di bruno scuro.
Le ali hanno le remiganti primarie e secondarie bruno – nere con i vessilli interni e la parte apicale fulvi.





La coda è nera con i margini fulvo – rossastri ad apice grigio sporco superiormente; le copritrici superiori della coda sono bruno – rossastre più o meno fascettate di nero. Lunghezza: 34 centimetri. Peso: 210 – 440 grammi.




HABITAT DELLA BECCACCIA

La beccaccia è specie silvicola e si trattiene all'aperto solo la notte a scopo nutritivo e di sicurezza. Vive nei boschi, meglio se misti a caducifoglie, con prevalenza di betulle, carpini, frassini, querce, robinie, castagni, ontani, larici e faggi, ma anche abeti, e pini, meglio se non monocolture, nonchè in tagliate. Non è infrequente trovarla anche in noccioleti, pioppeti, e lecceti.

Preferisce boschi non molto folti con terreno morbido, meglio se umido, privo di erbe alte, con buona possibilità di alimentazione e di quiete, nonché possibilità di nascondersi e fuggire.
Durante la nidificazione predilige boschi misti di resinose e caducifoglie con scarsa umidità e al riparo da forti venti.





Il sottobosco mai coperto di erbe alte e folte, umido, ricco di lombrichi, con strati di foglie morte o aghi di pino, felci, anemoni, mirtilli, e rododendri. 
Lo strato cespuglioso composto da roveti, caprifogli, sanguinelli, pruni, ginepri, ciuffi di ginestre.


In presenza di avversità metereologiche è possibile trovarla anche in terreni incolti, prati, radure, ma anche in campi di mais, in zone coperte da macchia mediterranea e lungo il corso dei fiumi, anche i boschi bruciati e coperti di cenere attirano le beccacce. 




Durante piogge persistenti le beccacce tendono a spostarsi ai margini dei boschi, sugli spiazzi e le carbonaie, in una prateria oppure al riparo di una siepe.





La presenza di bestiame brado con la relativa presenza di escrementi rappresenta grande attrazione per la beccaccia


LA SUA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA


Questa specie è a vasta distribuzione paleartica, rinvenendosi in tutta la zona eurasiatica centro – orientale, dall’Unione Sovietica, Mongolia, alla Cina ed al Giappone. E’ presente poi nella zona himalaiana, dal Pakistan settentrionale al Nepal, al Kaschmir e al Bhutan. Nella regione paleartica occidentale si rinviene nelle isole Azzorre, Canarie, nelle isole Britanniche, nella penisola Scandinava.



Durante il periodo della nidificazione è rara la sua presenza nella parte meridionale delle penisole egea ed italiana. E’ in parte migratrice e le popolazioni europee si portano a svernare prevalentemente nell’Europa occidentale e meridionale, nonché in tutta l’area mediterranea; quelle orientali invece svernano nell’Asia meridionale.





La presenza in Italia della Beccaccia come nidificante è limitata alle regioni settentrionali e sporadicamente a quelle limitrofe centrali. E’ invece comune in tutto il territorio nazionale durante i passi di ottobre – novembre e di febbraio – marzo. Si trattiene nell’Italia centro – meridionale per tutto l’inverno, in particolare nelle zone boschive con sottobosco ricco di vegetazione sempreverde e nella macchia mediterranea.




Altre specie di beccacce vivono in Giappone, Giava, Sumatra e Celebes, oltre che nel grande areale del sub-continente nord americano.


COSA MANGIA

La base alimentare della beccaccia è senza dubbio il lombrico, che essa cerca e trova ispezionando minuziosamente i terreni ad essa più congeniali. Pare che mediamente la beccaccia debba ingerire almeno 150 gr  di lombrichi al giorno per poter sopravvivere.



La tecnica di ricerca è costituita dall'uso dell'odorato e dell'udito, sensi che sono molto sviluppati, ma anche con l'aiuto di un calpestio ritmico e alternante. Numerosi altri invertebrati costituiscono la dieta della Beccaccia, tra cui mosche, grilli, coleotteri, ragni, lumache, centopiedi e millepiedi, insetti coprofagi reperiti negli escrementi di bovini e cervidi, larve acquatiche.
La ricerca del cibo è effettuata in modo del tutto particolare. Caratteristica è l’abitudine di rivoltare una alla volta le foglie cadute, servendosi della mandibola superiore per girarle e della inferiore per toccare il terreno.
Cerca piccoli invertebrati (soprattutto forme larvali e lombrichi) anche forando il terreno per mezzo del lungo becco, lasciando sulla superficie dei fori caratteristici che rivelano la sua presenza e che sono accompagnati da delle caratteristiche deiezioni biancastre con al centro di solito una piccola macchia nera più consistente.





Uno studio ha evidenziato oltre ad una grande varietà di animali, anche la presenza di vegetali nel 90% dei ventrigli esaminati anche se in quantità sempre scarsa.
Mirtilli, bacche, semi di sambuco, chicchi di mais e di avena, coccole di ginepro, erbe e piante acquatiche pare facciano parte della sua regolare alimentazione, anche se molto dipende dalle situazioni locali durante la migrazione.






La beccaccia inghiotte con molta regolarità anche piccoli minerali sotto forma di pietruzze, sabbia e sassolini che agevolano il processo digestivo.

ASPETTI RIPRODUTTIVI

La nidificazione è preceduta da una serie di manifestazioni rituali caratterizzate da voli di parata dei maschi accompagnati dai richiami acuti e da danze nuziali del maschio e della femmina. In quest’ultima fase le ali vengono tenute abbassate e la coda è allargata a ventaglio mentre il capo ed il tronco vengono aritmicamente abbassati in avanti. La nidificazione va da metà marzo a luglio; in alcune zone avviene ancor più precocemente.


Per ascoltare il poco conosciuto canto della beccaccia, cliccare su questa immagine che segue.



Il nido di solito è posto in una cavità od in una buca, molto spesso vicino ad un albero ed in luoghi riparati e viene tappezzato con fogliame vario raccolto nel terreno. Viene effettuata una sola covata all’anno e sono deposte normalmente quattro uova, che vengono covate esclusivamente dalla femmina per circa venti giorni. In questo periodo la femmina non si muove quasi mai dal nido e si lascia avvicinare a tal punto, da estranei, sin quasi a toccarla. L’individuazione del nido, però, è molto difficile in quanto è perfettamente mimetizzato nella lettiera di foglie morte; l’unico particolare evidente è rappresentato dai grossi e mobili occhi.



I pullus abbandonano il nido dopo poco tempo e vengono curati da entrambi i genitori. Se viene disturbata nel periodo in cui ha i piccoli, la Beccaccia, per distogliere l’attenzione è solita eseguire una parata di ostentazione, che consiste nell’effettuare voli elaborati e simulazioni di animale ferito, emettendo grida particolarmente acute. Caratteristico è il modo di trasportare i piccoli tenendoli tra le zampe a ridosso del petto o sul dorso, sia per allontanarsi da zone disturbate o da pericoli, che per portarli in ambienti adatti per la ricerca del cibo.


Caratteristico è il modo di trasportare i piccoli tenendoli tra le zampe.


Ecco infine il video di una beccaccia che s'invola dopo essere stata fermata nel suo ambiente naturale da due cani da caccia.
Per vedere la scena, cliccare su questa immagine: