L’aquila reale non è ancora sufficien- temente tutelata sui monti del Matese, situati lungo il confine tra Campania e Molise.
Aquila reale (Aquila chrysaetos)
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Attualmente la coppia di aquile si riproduce sulle pareti rocciose del "Vallone dell'inferno", in territorio del comune di Castello del Matese (CE), a poco più di 5 chilometri dal confine con il territorio di Cusano Mutri (BN), come si può vedere dalla cartina qui di seguito riportata, derivante dalla scansione della mappa del Parco Regionale del Matese.
La presenza dell’aquila reale sul massiccio montagnoso del MATESE non può non essere un indicatore importante dell’attitudine che ha l’ambiente naturale e selvaggio matesino ad ospitare questo rapace, MA NON È UN INDICATORE SUFFICIENTE ad
affermare che le cose vanno bene e che, quindi, si può andare avanti così (!)
Infatti, dall’osservazione sul Matese della dieta alimentare della coppia di aquile reali nell’allevare la propria nidiata, si è potuto constatare che i due rapaci devono, purtroppo, spesso arrangiarsi con piccole prede (ghiri, scoiattoli e simili) del peso (irrisorio) di circa 75 grammi, e gli aquilotti, non alimentati a sufficienza, non crescono vigorosi. Essi perciò lasciano il nido in non buone condizioni di forma, per cui spesso successivamente soccombono.
Ciò porta a riflettere su una realtà da cui risulta che le prede di maggiori dimensioni, come lepri e pernici, che l’aquila predilige e delle quali ha bisogno per necessità alimentari, sono rare perché, almeno finora, nona è stata assicurata la necessaria tutela dalla caccia a queste specie; oppure la tutela è stata assicurata solo sulla carta (?!), facendo in buona sostanza solo discorsi sterili.
Se non è così, ci piacerebbe essere smentiti, però con argomentazioni semplici, chiare e convincenti, anche perché se non lo fossero, diventerebbero sicuramente oggetto di ampie ed approfondite discussioni.
Quello che non s'è fatto finora può anche essere considerato .... "acqua passata", ma in futuro non potremo più ignorare questo tipo di gestione della fauna nel Parco Regionale del Matese, dove un selvatico di gran pregio come l'aquila reale meriterebbe ben altra attenzione in relazione alle sue importanti necessità alimentari.
Se non è così, ci piacerebbe essere smentiti, però con argomentazioni semplici, chiare e convincenti, anche perché se non lo fossero, diventerebbero sicuramente oggetto di ampie ed approfondite discussioni.
Aquila reale
su posatoio
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Quello che non s'è fatto finora può anche essere considerato .... "acqua passata", ma in futuro non potremo più ignorare questo tipo di gestione della fauna nel Parco Regionale del Matese, dove un selvatico di gran pregio come l'aquila reale meriterebbe ben altra attenzione in relazione alle sue importanti necessità alimentari.
L’aquila reale è un rapace intelligente, possente e aggressivo, ma si
lascia anche addomesticare. Un esempio di ciò lo abbiamo visto di recente anche allo stadio e in televisione in occasione delle partite di calcio domenicali della serie A, osservando le spettacolari esibizioni dell'aquila guidata dal suo addestratore.
In natura l’aquila reale sa convivere con l’uomo e lo ha dimostrato ampiamente
anche sul massiccio montagnoso del Matese, dove fino a pochi decenni fa si registrava
una elevata densità di contadini e pastori, di gran
lunga superiore a quella attuale, e le aquile erano presenti in buon numero, e non
ridotte al lumicino come oggi.
Le aquile sul
Matese sono state decisamente più presenti fino a pochi decenni fa per
un motivo semplicissimo: c'era abbondanza di lepri e pernici, le loro prede preferite, per cui i rapaci
non avevano gli attuali problemi alimentari.
La densità dell’aquila reale su queste montagne è perciò condizionata
soprattutto dalle sue possibilità alimentari.
Altra immagine di aquila reale (Aquila
chrysaetos) su
posatoio.
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In un “Parco”, l’attenzione (anche con eventuali relativi costi) per l’effettivo e rigoroso rispetto del divieto di caccia deve avere una priorità assoluta. Sennò che “Parco” è ?
Tutto il resto viene dopo.
Per cui l’attenzione (con relative e non indifferenti spese !) per.
- studi,
- ricerche,
- materiale pubblicitario,
- libri e pubblicazioni varie,
- ecc.,
che pure non sono da sottovalutare, deve essere secondaria rispetto a quella relativa alla cura dell’effettivo e rigoroso rispetto del divieto di caccia.
- studi,
- ricerche,
- materiale pubblicitario,
- libri e pubblicazioni varie,
- ecc.,
che pure non sono da sottovalutare, deve essere secondaria rispetto a quella relativa alla cura dell’effettivo e rigoroso rispetto del divieto di caccia.
Particolare della testa di un'Aquila reale (Aquila chrysaetos), che ha vista acutissima: 6 volte quella dell’uomo.
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L’aquila reale nidificava sui monti del Matese anche quando non
era stato ancora istituito il “Parco Regionale del Matese” e, quindi, anche
quando non era stata istituita ancora di alcuna forma di protezione.
Ma a distanza di oltre 10 anni dall’istituzione del “Parco”, sembra che le condizioni di sopravvivenza dell’aquila reale sul Matese non siano affatto migliorate; anzi rimangono preoccupanti. E ciò a causa delle condizioni alimentari sopra riassunte.
Altro sito utilizzato dall’aquila reale per la nidificazione. Si
trova nel territorio del comune di Pietraroja (BN) ed è visibile (da lontano)
dalla strada panoramica che sale a Bocca della Selva.
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Panorama invernale dal centro abitato di Cusano Mutri (BN) (da Sud verso Nord).
Indicato
con la freccia rossa: un sito di nidificazione dell’aquila reale.
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Aquila reale in volo planato. Il rapace ha un’apertura alare di
oltre 2 metri (può raggiungere i 240 cm). Pesa 6 - 7 chilogrammi e la
femmina è del 20% circa più grande del maschio.
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Due immagini dei micidiali artigli
dell’aquila reale, all’estremità di zampe possenti. Gli artigli sono lunghi e
affilati, soprattutto quello relativo al quarto dito, opposto agli altri, con
l’unghia del quale l'aquila trafigge la preda.
Il becco, forte e ricurvo, le consente
non solo di uccidere animali, ma anche di aprire carcasse di grandi animali già
morti.
La possente massa
muscolare dell’aquila ha una netta prevalenza sullo scheletro, che costituisce solo il 7% del peso totale.
La robusta struttura le consente di
attaccare con successo prede più pesanti di lei e, nonostante la mole
imponente, il suo volo è assai agile.
Nel sud Matese, nei territori dei
comuni di Cusano Mutri e di Pietraroja, in provincia di Benevento, dove l'aquila veniva (e viene ancora) dialettalmente chiamata "l'aucèlla", vi sono persone anziane che ancora
ricordano – e ne raccontano ancora diversi
aneddoti – la presenza quotidiana delle aquile anche nell’alta valle del
Titerno, almeno fino a dopo al Seconda Guerra Mondiale.
Vengono ricordati numerosi
episodi della presenza e dell’attività predatoria di questi rapaci, che qui
avevano vari siti nidificazione. In uno di questi siti è ancora visibile un
vecchio nido.
Le aquile allora erano qui presenti in buon numero, per un motivo semplicissimo: c'era abbondanza di lepri e pernici, le loro prede preferite, per cui i rapaci non avevano i problemi alimentari di oggi.
Un vecchio pastore ricorda il suo
affannoso e disperato inseguimento con un bastone ad un aquila intorno al suo
gregge sul Monte Mutria.
Il rapace, evidentemente affamato, faceva brevi voli intorno al gregge per sfuggire al pastore che lo inseguiva, ma non ne voleva sapere di andar via.
Il pastore ricorda che alla fine fu lui a vincere, ma quanta fatica!
Il rapace, evidentemente affamato, faceva brevi voli intorno al gregge per sfuggire al pastore che lo inseguiva, ma non ne voleva sapere di andar via.
Il pastore ricorda che alla fine fu lui a vincere, ma quanta fatica!
Un altro
pastore ricorda che rimaneva
sempre piuttosto impressionato nel vedere correre a rifugiarsi nel fitto del
bosco il suo pur robusto e grosso cane “pastore abruzzese”, quando l’aquila
cominciava a volteggiare nel cielo della zona.
Il pastore ne deduceva che il suo cane temeva quel grosso uccello e preferiva mettersi al sicuro nel fitto del bosco!
Alcuni contadini, mentre coltivavano un
loro terreno in montagna nella zona di "Fontana Paola" (non lontano da Bocca della Selva), sentirono il guaito del loro cane di taglia media che
si trovava a qualche centinaio di metri da loro. Si voltarono e riuscirono solo
a vedere che un’aquila se lo portava via appeso ai suoi artigli, dopo averlo sorpreso e "agganciato" con volo radente.
Un contadino di Cusano Mutri (BN) raccontava spesso che un'aquila predava le sue galline, che egli teneva di giorno in libertà nei pressi della sua abitazione rurale. A volte egli avvistava il rapace in lontananza, mentre scendeva dal Monte Mutria ed era chiaramente diretto alla sua abitazione.
Aquila reale che imbecca il suo pulcino nel nido. |
Ci siamo già occupati, in passato, della presenza dell’aquila reale nel Parco Regionale del Matese, sottolineando diversi aspetti
riguardanti l’esistenza di questo affascinante rapace sui monti matesini.
Abbiamo evidenziato la posizione del possente rapace, nell’equilibrio che c’è in
natura, ai vertici della catena alimentare anche nel Parco. E per questo l’aquila reale è stata definita “la padrona dei cieli matesini”.
Abbiamo anche considerato l’aquila reale, per le sue caratteristiche principali (dimensioni,
capacità predatorie, viste pure nel dinamico e salutare equilibrio che c’è in
natura), “fiore all’occhiello” del Parco del Matese, dove si
registra la presenza fissa di una coppia nidificante e la presenza discontinua
di qualche esemplare erratico alla ricerca di un territorio e,
contemporaneamente, di una compagna o di un compagno per formare una nuova
coppia.
E' stata sottolineata la necessità, nella “gestione” del Parco, di
assicurare (e non ci vuole molto) un minimo di fabbisogno alimentare per il
grande rapace, garantendo la presenza nel Parco delle sue prede preferite:
lepri e pernici.
Aquila reale che insegue una lepre, che pesa alcuni chilogrammi, in media fino a 7 Kg, cioè fino a quasi 100 volte il peso del ghiro.
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Per quanta riguarda le
lepri, non sarebbe affatto difficile vederle aumentare di numero. Dopo averne fatto un ripopolamento anche
non eccezionale per numero di esemplari, basterebbe assicurare il rispetto
dell’area protetta matesina (il "Parco" appunto). Rispetto che si realizza innanzi tutto con l’effettiva
osservanza del divieto di caccia, contrastando ed eliminando ogni forma di
bracconaggio, diurna e notturna.
Per quanto
riguarda la "coturnice" (alectoris graeca), che è una
varietà di pernici, fino ad una
cinquantina di anni fa è stata comune anche sui nostri monti (Matese soprattutto), ma
ora è praticamente ridotta al lumicino, e solo in zone assai
limitate, con scarse probabilità di evitare la scomparsa definitiva senza
un'accorta politica di intervento e di tutela.
Con una gestione
più oculata della fauna selvatica, la "coturnice", da tutti definita uno splendido selvatico, potrebbe non solo
tornare ad insediarsi stabilmente e in gran numero sui monti del Matese e se ne eviterebbe così
la scomparsa, ma consentirebbe la ricostituzione di un importante anello della
catena alimentare, a tutela anche dell’aquila reale.
Auspichiamo perciò vivamente che nella
gestione del "Parco Regionale del Matese" questi aspetti non
vengano più trascurati e ricevano, appena possibile, la necessaria attenzione.
Con la rarefazione delle prede preferite dal grande rapace (lepri e pernici), non ci si deve meravigliare se
l’aquila viene a trovarsi in serie difficoltà alimentari e, quindi, con bassa
probabilità di riproduzione o, addirittura, di sopravvivenza.
Per
problemi alimentari l’aquila potrebbe scomparire dal Matese. Ed oltre al danno,
si dovrebbe in tal caso riconoscere anche un’amara beffa, nel senso che si
dovrebbe chiaramente ammettere che l’aquila, riuscita miracolosamente a sopravvivere
quando non c’era il divieto di caccia, non risulta ancora sufficientemente
tutelata nonostante l’istituzione dell’area protetta (il Parco Regionale del
Matese !).
Favorire la presenza dell’aquila reale sul Matese, tenendo soprattutto in gran conto le sue esigenze alimentari (tutelando e favorendo la diffusione delle sue prede preferite: lepri e pernici), non è importante solo ai fini della sua sopravvivenza, ma occorre anche considerare che un ambiente naturale d’eccezione come quello matesino, decisamente idoneo ad una presenza faunistica altrettanto rara (aquile, lupi, pernici, caprioli, ecc., ecc. ...), se tutelato e protetto come si deve, può avere un ruolo assai rilevante anche nella promozione turistica del territorio.
In altri termini, l'ambiente naturale del Matese, con una presenza faunistica così importante, ha anche una notevole rilevanza economica, specialmente per queste zone che hanno scarsissime possibilità alternative e che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo (o di sopravvivenza !!).
Riassumendo, è appena il caso di ricordare che con una natura ben tutelata,
- si realizza il miglioramento della qualità della vita per tutti,
- la si tramanda alle generazioni future nelle migliori condizioni possibili, cercando quanto meno di evitare che essa subisca danni irreparabili,
- è possibile valorizzarla anche in funzione della promozione turistica del territorio e, in tal modo, la natura diventa anche una preziosa risorsa economica.
L'AQUILA
E' CAPACE DI UCCIDERE IL LUPO
Anche a dimostrazione del fatto che l’aquila reale è un rapace intelligente, possente e aggressivo, e sa collaborare con l’uomo se addomesticata, la si può osservare nella caccia al lupo in un video qui allegato.
Per vederlo basta cliccare su una delle seguenti parole di colore rosso: Caccia al lupo con l'aquila reale
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Non c’è dubbio che la
presenza dell’aquila reale nel Parco Regionale del Matese suscita anche
orgoglio nelle popolazioni locali, ma assieme all’orgoglio c’è anche un
sentimento di preoccupazione per la “salute” di questo affascinante rapace sui
monti del Matese, di cui giustamente viene considerato “fiore
all’occhiello”.
La speranza di tutti è che l’aquila
reale continui ad essere “la padrona dei cieli matesini”, continuando
ad abitare senza problemi questa zona montagnosa.
Occorre perciò tenere ben presenti le
necessità alimentari di questo rapace che, come tutti sano, è al vertice della catena alimentare e svolge anche un'importante funzione nell'equilibrio che c'è in natura.
Emidio Civitillo
emidiocivitillo@gmail.com
20130103