Lo sfruttamento delle miniere di bauxite di Cusano Mutri iniziò nel 1922 e venne realizzata una imponente teleferica.
BREVE RIASSUNTO DELLA STORIA DELLO SFRUTTAMENTO DELLA BAUXITE A CUSANO MUTRI (BN)
I fianchi del Monte Mutria racchiudono una imponente
massa di bauxite, che rivela al saggio un contenuto di alluminio fino al 75% ed
oltre. La consistenza del minerale – si
dice – non è stata però mai
compiutamente studiata ed accertata.
Gli strati rocciosi contenenti il minerale (la bauxite) da cui si ricava l’alluminio, affiorano spesso in superficie e da
sempre, dal loro colore rosso più o meno intenso, vengono chiamati le “pietre rosse” dalla popolazione locale,
specialmente da quella che frequenta le zone montagnose.
Le miniere sono state tenute
in concessione dal più grande complesso industriale italiano: la Montecatini
S.p.A..
Però prima di appartenere alla Montecatini S.p.A., la bauxite del
Monte Mutria aveva già una storia.
La prima concessione per lo sfruttamento minerario del Monte Mutria fu data dal Comune di Cusano Mutri nel 1902 all’ingegnere Michele Monti, il quale si obbligò a corrispondere un canone annuo di ben lire mille, pari a circa 7 milioni di lire dell’anno 2000, secondo un calcolo tratto una tabella di valutazione convenzionale, che consente calcoli approssimativi.
Parte ravvicinata dell'immagine precedente del 1958 |
Dopo tre anni il Monti
desisteva dall’impresa, rivelatasi troppo complessa per le proprie disponibilità
finanziarie (il Monti – si commentò – si
era incontrato con un “monte” più grosso di lui!).
Seguì una lunga stasi e solo
nel 1921 la società “Monte Mutri”, costituita dai fratelli Mazza, ottenne una
nuova concessione.
Foto da Ovest - Resti
del terminale della teleferica a monte con tramogge di carico della bauxite da
trasportare a valle.
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Foto da Nord - Resti del terminale della teleferica a monte. |
Nel 1922 la “Monte Mutri”
divenne società per azioni a carattere regionale, con un capitale di due
milioni e trecentomila lire.
Venne iniziato lo sfruttamento e venne
costruita una teleferica della lunghezza di circa 3.300 metri, capolavoro di
ingegneria industriale, con la quale si trasportava il minerale scavato dal
Mutria fino al fondovalle di Cusano Mutri, in
località “Pezzalonga”, vicino alla strada comunale “Madonna delle Grazie”, in Contrada
Triterno, nei pressi della strada provinciale Cusano Mutri – Cerreto Sannita.
Foto
da Nordest - Resti del fabbricato che venne costruito nei pressi del terminale
a monte e utilizzato per meglio curare sia i lavori di scavo che il funzionamento della teleferica.
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I resti del fabbricato in una foto da Sud verso Nord |
Anche quella volta l’impresa si rivelò troppo grande per i mezzi disponibili e la società fallì miseramente nel 1936.
Dal 1939 la Montecatini
S.p.A. fu la nuova
concessionaria del giacimento, che mantenne però in “posizione ausiliaria” per oltre 20 anni. Alla fine la
Montecatini ritenne di non poter convenientemente sfruttare il giacimento a
motivo dell’alto costo del trasporto dal luogo di scavo a quello di
lavorazione, che si trovava a Porto Marghera (Venezia).
Altra
immagine dei resti del fabbricato appena visto.
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La bauxite di Cusano Mutri,
una volta trasportata a valle con la teleferica, veniva poi trasportata con
autocarri a Napoli, da dove raggiungeva Porto Marghera (Venezia) via mare con
la nave.
Il trasporto era pertanto lungo, laborioso e
soprattutto assai costoso, per cui il minerale proveniente dall’estero a prezzo
decisamente più vantaggioso portò all’abbandono del minerale del Mutria.
Resti dell'ultimo pilone della teleferica nei pressi del terminale a
monte.
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Altra immagine dei resti dell'ultimo pilone |
Resti della polveriera (detta
anche santabarbara), in
cui veniva custodito l’esplosivo da utilizzare nelle miniere per l’estrazione
della bauxite.
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Ingresso di una miniera da cui veniva estratta la bauxite.
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Altri ingressi di miniere.
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La teleferica, ormai in
disuso da molti anni e destinata a rimanere inutilizzata, nel 1963 venne
smontata e il metallo (corde d’acciaio,
piloni, carrelli, ecc.) venne rottamato.
Colpisce ancora oggi il
fatto che le basi di cemento dei possenti piloni della teleferica, a distanza
di poco meno di un secolo, non mostrino il benché minimo segno di
deterioramento e risultino ancora intatte, a conferma dell’eccellente materiale
usato per costruirle.
Emidio Civitillo
N. B.:
Cliccando
sul link che qui segue con caratteri di colore rosso, appare un bellissimo filmato realizzato con il drone da Domenico Maria Prece nell’area delle miniere.
Ecco il link:
Ecco il link: