Questa “grotta”, molto particolare, si trova ad una quota di oltre 1.300 metri sul livello del mare, sul lato anteriore e poco al di sotto della sommità del “Palumbaro” (parte orientale del Monte Mutria), in territorio di Pietraroja (BN) che, com'è noto, è la "patria" del celeberrimo fossile di dinosauro "Scipionyx samniticus", meglio noto come "Ciro", famoso in tutto il mondo.
Ingresso della “grotta” visto dall’interno
|
Centro abitato di Pietraroja (BN), che con i suoi 832 m s.l.m. è il "tetto" della provincia di Benevento |
La “grotta”, per farla conoscere meglio, viene qui presentata con diverse foto scattate in occasione di due distinte escursioni.
Se si vuole osservare ancora meglio ciascuna foto, occorre cliccare due volte in rapida successione sulla stessa, oppure occorre cliccarvi sopra con il tasto destro del mouse e poi con il sinistro sul comando (che appare) “apri link in un’altra finestra”.
Il lato anteriore del “Palumbaro”, esposto a Sud, è visibile anche da lontano, si presenta molto aspro e ricco di pareti e speroni rocciosi. Ad occhio nudo, un buon punto di osservazione è, quando si sale a Bocca della Selva, dalla strada panoramica Sud-Matese in corrispondenza di “Fontana Tasso”.
La “grotta” si trova sul lato anteriore del “Palumbaro”, di cui qui vediamo uno scorcio panoramico dalla strada provinciale nei pressi di “Fontana Tasso”.
|
La “Grotta del gesso”, in dialetto locale detta "a rott' u ggìss'", è così chiamata perché l'acido carbonico, assieme ad altre sostanze chimiche, scioglie il calcare e crea nella grotta uno strato di roccia tenera (molto bianca, che sembra gesso) di alcuni centimetri di spessore sulla roccia dura.
Tutta la “grotta” sembra una enorme camera pitturata con pittura bianca. Ovviamente occorre una torcia o una lanterna per percorrerla.
Ancora un’immagine dello strato di roccia tenera e bianca (che sembra gesso) di alcuni centimetri di spessore sulla roccia dura.
|
La “grotta” è percorribile senza problemi e il piano di calpestio pende verso l’ingresso. Ha una profondità di circa 25 metri e in fondo ad essa c’è una piccola sorgente di acqua fresca e limpida, alla quale in passato i pastori si recavano a bere, quando, dalla tarda primavera all’autunno, a Monte Mutria era molto diffuso l’allevamento brado, specialmente di ovini.
Il sottoscritto (Emidio Civitillo) vicino alla piccola sorgente in fondo alla "grotta".
|
Primo piano della piccola sorgente di acqua fresca e limpida in fondo alla "grotta".
|
Gli anziani raccontano che a volte i pastori vi pernottavano con il gregge, essendo la “grotta” un ottimo ricovero dalla pioggia e dalle intemperie. In tal modo essi risparmiavano anche alcune ore di faticoso spostamento con gli animali, necessarie per scendere agli ovili posti alla base della cresta del Monte Mutria e per risalire il mattino successivo.
COME SI ARRIVA ALLA GROTTA
Andrea vicino ad un albero di Tasso (taxus baccata) di forma slanciata e di notevole altezza, lungo il percorso che porta alla “grotta”.
|
Il percorso un po’ meno faticoso sembra essere quello che consente di arrivare alla “grotta” da Nord/Est, ossia da “Pesco Rosito”, che è un grosso sperone roccioso posto all’inizio del bosco “La Torta ”, ad Ovest del Passo di Santa Crocella, in territorio di Pietraroja.
Il bosco, abbastanza conosciuto di fama, è una vasta e ininterrotta foresta di alberi di faggio lunga diversi di chilometri. Inizia in territorio di Pietraroja e continua n territorio di Guardiaregia (in provincia di Campobasso) fino alla "Sella del Perrone", dove inizia il territorio di Piedimonte Matese (in provincia di Caserta).
Proprio sulla "Sella del Perrone" c'è un quadrivio che consente di andare in 4 direzioni diverse:
1) - Guardiaregia (CB),
2) - Lago Matese e Piedimonte Matese - CE (passando per San Gregorio Matese e Castello Matese);
3) - Campitello Matese CB)
4) - Bocca della Selva.
DA PESCO ROSITO ALLA “GROTTA DEL GESSO”
Pesco Rosito visto, prima di entrare nel bosco "La Torta", dal sentiero che, alle spalle del Monte Mutria, sale al Palumbaro |
Camminando piuttosto adagio, per non stancarsi facilmente, dato il percorso impegnativo e la relativa carenza di ossigeno a quella quota, dopo poco più di un’ora, facendo di tanto in tanto anche qualche piccola sosta “per riprendere fiato”, si sale sul “Palumbaro” a quota 1.375 m s.l.m..
Appena giunti sul Palumbaro (a circa 1.400 m s.l.m.) salendo dal bosco “La Torta”.
|
COME LOCALIZZARLA DA LONTANO
L’ingresso della “grotta” non è visibile da lontano, specialmente quando gli alberi di faggio posti davanti alla grotta sono ricoperti di foglie.
Ma anche in inverno, con gli alberi spogli, l’ingresso della grotta sarebbe visibile (e solo in parte) soltanto con l’ausilio di un potente strumento ottico (ad esempio un cannocchiale) dalla zona del Parco Geopaleontologico o dal ripetitore RAI di Pietraroja, oppure da alcune zone della conca di Cusano Mutri. Ma anche con l’ausilio di un cannocchiale, non è semplice individuare il punto dove si trova la “grotta” e in cui puntare lo strumento ottico tra le asperità rocciose del “Palumbaro”.
Ovviamente per le persone che sono esperte dei luoghi e che conoscono la “grotta” (ma sono poche) il discorso delle difficoltà cambia quasi totalmente.
Mio figlio Andrea e il sottoscritto sul "Palumbaro" a fine inverno |
Il sottoscritto sul "Palumbaro" a fine inverno |
Il sottoscritto (Emidio Civitillo) a qualche centinaio di metri dalla”grotta”.
|
A poche decine di metri dalla “grotta”
|
Davanti alla “grotta”
|
Mio figlio Andrea entra nella ”grotta” - (foto del sottoscritto).
|
Emidio Civitillo
E-mail: emidiocivitillo@gmail.com