Dal 21 al 31 agosto 2013, presso
le sponde del Lago Matese - in località “Scennerato”, a breve distanza da "Bocca della Selva" (BN), si è svolta la 4ª
edizione del “campo
naturalistico d’inanellamento dell’avifauna a scopo scientifico: “MIGRANDATA 2013”.
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Il responsabile scientifico del "campo", Rosario Balestrieri (a sinistra), a colloquio con il sottoscritto (Emidio Civitillo). |
Si è trattato di un progetto finalizzato alla valorizzazione
della biodiversità nel Parco Regionale del Matese, mediante il monitoraggio e l’inanellamento
dell’avifauna sedentaria del “Parco”, con particolare riferimento ai
passeriformi transahariani ed al “roost”
(dormitorio) di rondini (hirundo rustica)
presente nel canneto del Lago Matese, che, trovandosi a 1.014 metri slm, è il lago di natura carsica più alto d'Italia, situato ai piedi del Monte Miletto (2050 m slm) e del Monte Gallinola (1923 m slm) nel gruppo montuoso del Matese, nel comune di San Gregorio Matese e Castello del Matese in provincia di Caserta.
Dieci giorni di “campo”
coordinato dal naturalista matesino Giovanni Capobianco, durante i quali c’è
stato un susseguirsi di volontari, ornitologi, tirocinanti del corso di Scienze
Naturali dell’Università Federico II di Napoli e naturalisti provenienti da
tutta la Campania; e non solo.
Le attività scientifiche sono
state condotte sotto la supervisione del responsabile scientifico Rosario
Balestrieri, ornitologo ed inanellatore riconosciuto dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che opera sotto la vigilanza del Ministero dell’Ambiente).
Sono stati inanellati oltre 2.600
uccelli, appartenenti a 36 specie diverse. Tra queste, due specie degne di nota
sono il Picchio verde, che riesce a nutrirsi anche di insetti nascosti sotto la
corteccia grazie alla lunga lingua che arriva ad estroflettersi fino a 10 cm
dalla punta del becco e il Falco Lodolaio, che durante una delle tante
“rondinate”, nelle quali veniva a far visita al campo per predare le rondini, è
entrato in rete sotto gli occhi stupiti dei responsabili e dei numerosi
visitatori. La sua cattura rappresenta un dato importante poiché in Italia ne
vengono inanellati mediamente solo 6 individui all’anno.
Quest’anno il campo di ricerca
scientifica Migrandata Matese è stato arricchito dall’attività di monitoraggio
del flusso migratorio di rapaci sul Matese. L’attività, coordinata da Marco
Basile, è stata portata avanti da 10 volontari, comprendenti soci ARDEA ed
appassionati.
Nonostante le avversità
meteorologiche, che hanno influito negativamente sulla migrazione e non hanno
certo favorito gli avvistamenti, sono state avvistate ben 11 specie di rapaci,
tra migratori e non. Tra i primi vengono annoverati i falchi di palude, i
falchi pecchiaioli, il biancone, l’albanella minore; tra i secondi le poiane, i
gheppi, i lodolai, gli sparvieri, un astore, i magnifici grifoni e la maestosa
aquila reale.
Queste ultime due osservazioni
sono degne di nota. Infatti, i grifoni sono probabilmente individui abruzzesi
che, come segnalato già in passato tramite le radiotrasmittenti apposte sul loro
dorso dai ricercatori abruzzesi, frequentano anche la zona del Matese.
L’aquila reale avvistata, invece,
era un individuo di due anni, quindi non necessariamente nato sul Matese e
colto durante i tipici spostamenti erratici giovanili. Inoltre, anche se non
rapaci, sono stati avvistati frequentemente i corvi imperiali e i gracchi
corallini.
I dati ottenuti sulle rondini hanno
evidenziato un progressivo aumento degli individui marcati giornalmente,
passando da 30 a 600 individui al giorno. Forse ciò è dovuto allo slittamento
della tempistica della migrazione.
Nelle attività svolte durante il
campo, si segnala anche il rilevamento del Piviere tortolino, limicolo molto
particolare che preferisce, come rotta migratoria, le cime più alte degli
Appennini, per giungere dalla Siberia in Africa e in Medio Oriente.
Data l’importanza dell’attività
di monitoraggio e di inanellamento durante la “Migrandata” matesina, e vista
l’importanza della ricerca scientifica connessa a tale attività, l’auspicio di
tanti è che detta “Migrandata” cresca sempre più nel tempo e contribuisca in
maniera sempre più efficace allo studio e alla tutela dell’avifauna, nel quadro
più vasto della difesa e della valorizzazione dell’ambiente naturale, che, lo
ribadiamo ancora una volta, è anche una preziosa risorsa economica perché, tra
l’altro, favorisce il turismo.
Emidio Civitillo