Il “lupo”, il famoso predatore, antenato di tutti i cani domestici, non si è mai estinto sul massiccio montagnoso del Matese (posto lungo la dorsale appenninica tra Caserta, Campobasso e Benevento) ed è ora anche in sensibile ripresa numerica.
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Due sguardi particolari: uno furbo e l’altro misterioso.
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SUPERSTITE DI UNO STERMINIO
Il lupo è sempre stato considerato un grande nemico dell’uomo da combattere con ogni mezzo, tanto da essere legalmente catalogato come “animale nocivo” fin quasi alla fine del XX secolo, ed è stato oggetto di premeditato stermino con fucili, trappole e bocconi avvelenati. La persecuzione diretta operata dall’uomo è stata la principale causa del declino delle popolazioni di lupo fino a livelli prossimi all’estinzione.
Cartine per localizzare il Parco Regionale sul massiccio montagnoso del Matese.
Negli ultimi decenni la popolazione appenninica di questo predatore ha dimostrato capacità di resistenza e di recupero. La specie ha incominciato a ricolonizzare le Alpi, dove era stata sterminata negli anni ’20. Tale fenomeno suscita preoccupazioni negli allevatori alpini, ormai abituati all’assenza di carnivori che possono minacciare l’incolumità del loro bestiame. La conflittualità del lupo con gli allevatori è reale e non solo frutto di ignoranza o di una “subcultura” rurale: il lupo, se ne ha l’occasione, non esita a predare gli animali domestici.
IL LUPO E LA POLITICA
Dal decennio 1970 - 1980 in Italia è stata attuata una politica di protezione del “lupo”, giungendo al rimborso statale dei danni provocati dai lupi agli allevatori.
Spesso, però, le difficoltà (e le modalità) di rimborso, oltre a provocare non poche perplessità, hanno creato la diffusione di un crescente scetticismo tra i pastori, a causa di un “apparato burocratico” reso spesso “farraginoso” perché influenzato dalla “politica”.
Pertanto la protezione del lupo esiste sicuramente sulla carta, ma nella realtà il discorso diventa complesso, perché i pastori, non venendo rimborsati per i danni subiti, si difendono dai lupi con i loro “mezzi”.
E se il numero dei lupi è aumentato, ciò si è verificato soprattutto grazie a vari fattori, come la minore presenza umana in ambiente rurale, l'aumento delle superfici boschive e il ripopolamento di grande selvaggina (cinghiali, cervi, daini, caprioli).
Si calcola che sul Matese possa vivere mediamente una popolazione di Lupi di una ventina di esemplari, ma il calcolo non è affatto facile, sia per le difficoltà oggettive di osservare e censire questo predatore, che è sempre schivo e di difficile avvistamento, sia per gli spostamenti continui dei lupi, anche di molte decine di chilometri in un solo giorno. Per cui, ad esempio, diversi Lupi possono spostarsi in breve tempo dal Parco Regionale del Matese al Parco Nazione d’Abruzzo e viceversa.
CARTA D’IDENTITA’ DEL LUPO
L’immagine del lupo è sempre stata presente nelle culture dei popoli europei e mediterranei. Questo animale leggendario e temuto si ritrova nei simboli e nei miti della civiltà romana, negli stemmi dei grandi casati, nelle tradizioni religiose, nella letteratura e nelle favole di tutti i tempi. Possiamo ritenerci fortunati se questo splendido animale ancora oggi si aggira per le montagne italiane.
Il lupo non è l’animale cattivo descritto da fiabe e leggende, ma un predatore intelligente ed estremamente adattabile.
Un tempo il lupo era comune in tutto il nostro Paese; oggi, invece, incontrarlo è un fatto eccezionale non soltanto in Italia, ma ovunque nel mondo.
NOMI
Nome italiano: lupo
Nome scientifico: Canis lupus
DIMENSIONI
Lunghezza testa – tronco: fino a 140 cm.
Lunghezza della coda: fino a 40 cm.
Peso: fino a 40 kg
DISTRIBUZIONE
Diffuso lungo tutto l’Appennino (dalla Calabria alla Liguria);
attualmente in espansione nelle Alpi occidentali
HABITAT
Tutti gli ambienti compresi nel suo areale, anche se predilige regioni montuose e boschive poco frequentate dall’uomo. Il lupo è perfettamente adattato a sopportare le basse temperature e anche sulla neve si muove con facilità.
STATUS
Attualmente in ripresa, la popolazione italiana comprende un numero di individui compreso fra 400 e 500
CIBO
Dieta carnivora, basata soprattutto su mammiferi e uccelli, integrata da frutti e da altri vegetali
RIPRODUZIONE
La maturità sessuale viene raggiunta a 2 anni di età. L’estro ha luogo una volta l’anno (in febbraio – marzo) e dura da 5 a 7 giorni. La femmina partorisce da 4 a 6 cuccioli (massimo 11) dopo una gravidanza di circa 60 giorni.
Il numero dei cuccioli per parto può variare in funzione delle disponibilità alimentari e della densità degli individui nello stesso territorio.
Lo svezzamento dei lupacchiotti dura almeno tre settimane; alla quarta settimana i piccoli cominciano a uscire dalla tana, ma non se ne allontanano fino ai tre mesi di età.
LONGEVITA’
Fino a 10 anni in natura, fino a 16 anni in cattività.
ANIMALE PROTETTO
Il lupo in Italia è protetto totalmente dal anni ‘70; sono vietati la caccia, il commercio e la detenzione di individui. Tuttavia, nonostante il rinvenimento di molti lupi uccisi deliberatamente dall’uomo, negli ultimi decenni non è mai stata decretata alcuna condanna.
Sarà forse perché il
lupo non è un elettore, mentre l’uomo che l’ha ucciso lo è? Chissà!
VITA SOCIALE DEL LUPO
I lupi sono animali sociali e vivono in gruppi formati da pochi individui (in genere fino a 7), spesso imparentati fra loro: genitori, figli fino a tre anni di età e qualche adulto subordinato.
All’interno del gruppo esistono due linee di dominanza gerarchica: quella dei maschi e quella delle femmine. Una sola coppia, quella formata dagli individui dominanti, si riproduce. Gli altri adulti presenti non si riproducono, ma collaborano all’allevamento dei cuccioli.
Per evitare continui e sanguinosi combattimenti per mantenere le gerarchie, i lupi hanno evoluto un linguaggio di segni fondati sulla minaccia facciale e sui movimenti della coda.
Il lupo è un animale sociale e ogni gruppo dispone di un territorio la cui ampiezza dipende dalle disponibilità alimentari.
L’epoca degli amori del lupo nel nostro Paese è in febbraio – marzo. In questo periodo nel branco si acuiscono le tensioni e aumentano i confronti tra i membri più in alto nella scala gerarchica.
Animali territoriali ma assai mobili, i lupi possono percorrere parecchie decine di chilometri in un solo giorno, vagando continuamente entro i confini del loro territorio.
Il lupo mostra grande adattabilità e riesce a sopravvivere anche in luoghi o in periodi in cui le grandi prede scarseggiano, ripiegando, in tali casi, su prede minori.
PARLARE CON LA CODA
Quando due lupi del medesimo rango si incontrano, si osservano dapprima a una certa distanza: manifestano così la loro superiorità tenendo la coda alzata e in movimento, il collo sollevato e le orecchie diritte e puntate in avanti.
Quando un lupo di rango inferiore si avvicina a uno di rango superiore tiene la coda in basso e le orecchie piegate all’indietro.
I fattori che permettono al lupo di salire nella scala gerarchica sono la forza, l’età e l’intelligenza.
UNA DIETA VARIA
In molte zone dell’Italia peninsulare, le discariche sembrano aver determinato la sedentarizzazione di alcuni gruppi di lupi che avrebbero, di conseguenza, ridotto le dimensione del loro territorio di caccia, grazie a questa fonte permanente di cibo.
Come è possibile che la dieta di un così nobile predatore possa passare dal cervo al ratto e da questo ai resti di una focaccia? In realtà, la dieta di questo animale è molto varia. Molti frutti e bacche rappresentano un’integrazione della dieta di questo carnivoro, che non disdegna di nutrirsi anche di roditori selvatici, di uccelli, di lucertole, di rane e perfino di grossi insetti.
I contadini abruzzesi sanno bene che i lupi si recano nei frutteti in autunno per mangiare le pere cadute.
L’atteggiamento dell’uomo verso il lupo è notevolmente cambiato negli ultimi anni; oggi la presenza di questo predatore è considerata in maniera positiva.
Quando un lupo è solo o in coppia diventa prudente, paziente e molto più scaltro della volpe (si dice che il lupo è 10 volte più astuto della volpe).
Si conoscono numerosi casi di lupi che cacciano in coppia: uno dei due distrae il pastore e i cani, mentre l'altro sottrae una pecora isolata. La potenza delle mascelle e del treno anteriore permette al lupo di correre trasportando una pecora tra le fauci, ed è così resistente da percorrere lunghe distanze.
L’OFFERTA DEL COLLO
La lotta tra due lupi termina con il vinto che, disteso su un fianco o sul dorso, offre il collo indifeso al vincitore in segno di totale sottomissione. Quest’ultimo lo annusa e gli si avvicina con le labbra arricciate, poi alza la coda e orina per marcare il suo territorio, vicino al nemico umiliato.
DAL LUPO AL CANE E VICEVERSA
Il lupo è l’antenato di tutti i cani domestici, dal piccolo chihuahua all’enorme levriero irlandese. Così come è stato possibile “creare” il cane a partire dal lupo, è altrettanto possibile ritrasformare il cane in qualcosa che si avvicina molto al lupo. Anzi, ciò avviene spontaneamente, in tempi molto più veloci, attraverso un processo di inselvatichimento dopo qualche decina di generazioni. Negli ultimi decenni si è creata in Italia una popolazione complessiva di circa 900.000 cani vagabondi, a diverso grado di inselvatichimento: 1) - cani padronali che girano liberi, 2) - cani randagi che vivono di “elemosina”, 3) - cani inselvatichiti che evitano ogni rapporto con l’uomo.
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Lupo durante una nevicata in montagna |
L’evoluzione del cane dal lupo è stata uno straordinario processo guidato dall’uomo, artefice di una selezione artificiale che è durata almeno 14.000 anni.
Scegliendo gli individui che voleva tenere con sé e facendoli accoppiare, l’uomo ha selezionato numerose razze canine specializzate a compiere determinate funzioni, per esempio come ausiliarie nella caccia, nella pesca, nella pastorizia e così via. Il cane dunque non è altro che un insieme di razze domestiche del lupo, come è stato dimostrato da studi sulla distanza genetica a livello del DNA. Il fenomeno è evidente: esiste maggiore distanza genetica fra i lupi europei e i lupi canadesi (razze geografiche di una stessa specie) che non fra i lupi europei e le razze canine.
Il lupo è l’antenato di tutti i cani domestici, dal piccolo chihuahua all’enorme levriero irlandese.
IL LINGUAGGIO DEI LUPI
- Quando due lupi intendono sfidarsi si guardano fissamente con il muso parallelo al suolo e con le code sollevate e in movimento.
- La distanza diminuisce progressivamente e le code si dispongono orizzontali e rigide.
- I musi dei due individui si incrociano puntando ciascuno verso il collo dell’altro: le labbra si sollevano mettendo in mostra i denti.
- Gli avversari si sollevano sulle zampe posteriori e si abbracciano con quelle anteriori, cercando di azzannarsi reciprocamente alla gola.
- Il vinto si sdraia sul dorso esponendo la propria gola al vincitore in atto di sottomissione.
- Il vincitore si avvicina al vinto, lo annusa, poi alza la coda e orina per marcare il suo territorio.
- Nella vita di tutti i giorni, invece degli scontri avvengono dei brevi contatti ritualizzati, in cui il dominante ricorda agli altri la propria posizione gerarchica.
- Quando un dominante si avvicina a un subalterno, questo abbassa le orecchie e mette la coda fra le zampe.
- Il subordinato, accucciato per terra, lecca il muso del dominante, simulando il comportamento dei cuccioli.
- Infine il subordinato si sdraia sul dorso e orina con le zampe alzate in atteggiamento infantile.
LE DIMENSIONI DEL LUPO
Esse variano notevolmente a seconda della sottospecie, e tendono ad aumentare proporzionalmente alla latitudine in accordo con la regola di Bergmann: si tratta di una regola ecogeografica di zoologia che mette in relazione la latitudine a cui ci si trova con la massa raggiungibile da determinati animali; in particolare asserisce che, nell'ambito di una stessa specie, la massa corporea è direttamente proporzionale alla latitudine ed inversamente proporzionale alla temperatura.
Generalmente l'altezza al garrese varia tra 0.6 e 0.95 metri, mentre il peso oscilla tra i 32 e i 64 chilogrammi rendendo il lupo il più grande fra tutti i canidi selvatici, anche se - raramente - sono stati identificati, in Alaska e Canada, alcuni esemplari dal peso superiore ai 77 kg. Un esemplare selvatico, ucciso nel 1939 in Alaska, raggiungeva il peso record di 80 kg.
La forma della testa del lupo rispecchia l'ossatura più massiccia e robusta in confronto a quella di un cane. La fronte è ampia, le mandibole particolarmente robuste, gli occhi sono chiari e dal taglio leggermente obliquo. La mascherina facciale di un lupo adulto si estende intorno alle labbra inferiori e superiori ed è di colore bianco-crema, mentre negli individui giovani può essere incompleta oppure scura in prossimità del muso. Le orecchie hanno generalmente un'attaccatura più laterale e sono più lunghe e larghe. Solitamente non le porta mai flosce e calate lungo i lati della testa, bensì le tiene in posizione eretta lungo il profilo della testa. Il pelo ha sempre una colorazione varia che comprende colori dal marrone antracite al marrone chiaro; ma anche nero, beige, bianco o fulvo. Sul dorso la colorazione è beige con punte nere, sulla parte superiore delle zampe anteriori vi è spesso una vistosa striscia nera e infine il torace è quasi sempre marrone chiaro. Molto vorace,appartiene all' ordine dei carnivori ed è classificato nel genere dei superpredatori.
Il lupo ha arti lunghi, zampe larghe e un'ottima capacità di resistenza. L'olfatto è il senso più sviluppato del lupo, esso è infatti 100 volte più sensibile di quello dell'uomo.
Parte posteriore dell’orecchio rossiccia; criniera grigiastra; mascherina chiara sul muso. Le orecchie corte e triangolari, gli occhi obliqui e la testa massiccia sono alcuni particolari dell’anatomia del lupo che lo differenziano dal cane.
Agosto 2011
Emidio Civitillo
E-mail: emidiocivitillo@gmail.com