giovedì 15 novembre 2018

Il MONTE  MUTRIA e le sue "Rave" formatesi durante le ere glaciali. 



Il Monte Mutria (1.823 m s.l.m.) visto da Sudovest, dalla valle di Cusano Mutri (BN).



Il Monte Mutria (1.823 m s.l.m.) è la cima più alta della provincia di Benevento e la terza vetta del massiccio montagnoso del Matese, sul confine tra Campania e Molise.

Per la bellezza dei luoghi e per i panorami che offre, è senza dubbio  uno dei monti più affascinanti  del Matese.






Verso la fine dell’ultima glaciazione (circa 15.000 anni fa), contribuirono a modellare la superficie terrestre anche nella nostra zona (compreso il Monte Mutria) due principali fenomeni:
·    Lo scorrimento di enormi quantità d’acqua dovuto allo scioglimento dei ghiacciai (l'Europa era ricoperta da una coltre di ghiacci che mediamente aveva uno spessore fino a 2.000 - 3.000 metri).
·        L’alternarsi di fasi di avanzamento e regressione dei ghiacciai a causa di cambiamenti climatici di breve periodo. L’avanzamento e la regressione dei ghiacciai accentuavano il pur lento scorrimento di essi verso il basso e ciò contribuiva sensibilmente alla formazione di solchi più o meno profondi, detti “rave”, come quelle del Monte Mutria, visibili anche da lontano.



Altra immagine (da Sud) delle “rave” del Monte Mutria (solchi piuttosto profondi, visibili anche da lontano). Ogni “rava” ha un nome. I nomi alle “rave” sono stati attribuiti in tempi antichi soprattutto dai pastori che conducevano gli animali al pascolo lungo il vasto pendio del Monte.
Fu così creata una sorta di toponomastica (come per le strade cittadine), ovviamente in questo caso non scritta, ma che comunque consentiva efficacemente (e consente tuttora) di avere precisi e preziosi riferimenti lungo il vasto pendio del Mutria. Una toponomastica non documentata, ma ben tramandata oralmente di generazione in generazione
Tra coloro che conoscono i nomi e le posizioni delle “rave”, è facile dialogare di ogni situazione riguardante il Monte (pascolo, presenza di greggi o di altri animali, legname, luoghi, percorsi, ecc.)anche da lontano e senza vederlo.

Essendo diminuito negli ultimi anni il numero dei pastori che frequentano il Monte Mutria, si è avvertita l'opportunità di annotare i nomi delle “rave”, allo scopo di farli conoscere un po' a tutti e di tramandarli alle generazioni future.

Ciò può essere molto utile anche al crescente numero di escursionisti attratti dal fascino del Monte.
Detti nomi vengono riportati dal sottoscritto, conoscitore della vasta zona in cui si trova il Monte Mutria, sull’immagine che qui segue.














Gli antichissimi ghiacciai avevano grandissimo spessore e, a causa del loro enorme peso, comportarono lo schiacciamento, con conseguente spostamento di materiale roccioso, sulla parte sommitale del Mutria, provocando la formazione di diversi pianori, anche di dimensioni ragguardevoli, detti nel gergo locale “paduli”, tuttora molto evidenti e spettacolari.


Uno dei più noti pianori (o paduli) sommitali del Monte Mutria, “il padulo lungo”, nei pressi della vetta. Foto da Est.
Questo ed altri pianori sommitali si formarono durante le glaciazioni per schiacciamento (con conseguente spostamento di materiale roccioso) sotto l’enorme peso di ghiacci di grandissimo spessore. 


Altra immagine del pianoro sommitale detto “il padulo lungo”. Foto da Ovest. 





Pianoro (o padulo) sommitale da cui scende la "rava ranna" (la rava grande).  Foto da Nord.





Altra immagine del pianoro (o padulo) sommitale da cui scende la "rava ranna" (la rava grande).  Foto da Nordest.

Pianori (o paduli) sommitali. Foto da Est



Questa cartina consente di localizzare più agevolmente il Monte Mutria, che dista in linea d’aria poco più di 3 km dal centro abitato di Cusano Mutri.




Monte Mutria da Est, dal Monte Moschiaturo o Defenza

La fascia pedemontana da “Fontana Tasso” a “Bocca della Selva”, attraversata dalla strada provinciale Sud - Matese, è costituita, come già accennato, in prevalenza da terreno molto fertile e permeabile, che in dialetto locale è denominato terreno di “fulétto”.
Detto terreno deriva da antichi cataclismi, che provocarono l’azione di dilavamento e di erosione dell’acqua piovana e delle valanghe di neve, oltre che delle slavine di ghiaccio, lungo il ripido pendio della cresta del Monte Mutria, rimanendo accumulato lungo l’anzidetta fascia pedemontana.
Sotto questo strato di terreno di “fulétto” si trova uno strato di terreno argilloso che, essendo impermeabile, determina l’affioramento in superficie delle vene d’acqua, dando luogo a numerose ottime sorgenti perenni, chiamate comunemente fontane nel gergo locale.
Le più note sono: fontana Sparago, fontana Paola, fontana Vertolo, fontana Sant’Onofrio, fontana Pozzo Iasasso, fontana Frecchie, fontana San Pietro e fontana Tasso.








Foto da Sud, dalla valle di Cusano Mutri (BN)


La fascia pedemontana che si trova alla base del ripido e vasto pendio che caratterizza la cresta del Monte Mutria (1.823 m s.l.m.), da “Fontana Tasso” (circa 1.000 m s.l.m.) a “Bocca della Selva” (1.393 m s.l.m.), è stata fino a non molti anni fa anche intensamente coltivata per produrre patate, segale, grano, fagioli, barbabietole, ecc..
In tempi recenti, in luogo delle coltivazioni realizzate in passato, ha avuto una certa prevalenza la fienagione.
A coltivare la terra erano spesso i pastori e le loro famiglie, che, dalla valle di Cusano Mutri, raggiungevano la zona a piedi (quasi sempre) o a dorso di mulo o di asino, più raramente di cavallo, percorrendo le mulattiere che passavano per “le maccatore” o per “la costa del monaco”.
Dal 1973, ultimata la strada provinciale panoramica Sud-Matese, queste ed altre mulattiere vennero praticamente abbandonate. Quella passante per “le maccatore”, però, venne trasformata in strada carrareccia, percorribile con trattore o fuoristrada.



Emidio Civitillo


sabato 8 settembre 2018

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