giovedì 7 dicembre 2017

Sul valico montano di "Santa Crocella" ... .



A volte bastano piccole realizzazioni per tenere viva la memoria di importanti avvenimenti storici di diversi secoli fa.




Qui ci troviamo tra Benevento e Campobasso, sui monti del Matese. 

La scritta in latino: CRUX PARVA UBI MONASTERIUM CLARUM, che significa “piccola croce dove esisteva un illustre monastero”, serve a ricordare che in questo luogo, circa 9 secoli fa, nel 1140, fu eretto un importante monastero.



Circa 60 anni fa, in montagna, sul valico di Santa Crocella, sulla linea di confine tra Pietraroja (BN) e Sepino (CB), a 1.219 m s.l.m., dove la temperatura media annua è molto bassa e vi nevica spesso dall’autunno alla primavera, sul bordo della strada provinciale Cusano Mutri – Pietraroja – Sepino, venne realizzata un’edicoletta che tuttora continua a ricordare ai passanti che in quel luogo piuttosto remoto, tra boschi di montagna, c’era stato un antico e famoso monastero benedettino eretto nel 1140.



Da questa cartina è più facile capire, anche per chi non è della zona, dove si trova il “Passo di Santa Crocella”, lungo il confine orientale del “Parco Regionale del Matese”.


Il monastero, intitolato a Santa Croce, si trovava a circa 16 km da Cusano Mutri e a 7 km da Pietraroja, proprio sul valico di Santa Crocella, nei pressi dell’edicoletta posta nell’ottobre 1960 con croce in pietra e lapide, sulla quale è scritto in latino: “crux parva ubi monasterium clarum” (piccola croce dove esisteva un illustre monastero).

Senza questa edicoletta, la quasi totalità dei non pochi passanti giornalieri non avrebbe appreso questo evento storico o non lo ricorderebbe.

Alcuni anni fa la croce in pietra, di buona fattura, ammirata per oltre 50 anni, fu fatta sparire.






Alcuni anni fa la croce fu trafugata da ignoti in maniera furtiva, spezzandola alla base.



Realizzata da un abile scalpellino, la croce era un monolito, cioè un unico pezzo, senza incollature ed era stata fissata murandone con molta perizia l’estremità inferiore. Ciò doveva servire anche a fare in modo che asportarla fosse tutt’altro che facile.
  
E infatti, quando alcuni anni fa la croce fu fatta sparire di nascosto da ignoti, fu spezzata alla base, perché evidentemente per portare via anche l’estremità inferiore, saldamente murata nella nicchia, sarebbe stato molto complicato e avrebbe richiesto un lavoro piuttosto lungo e difficile. Così detta estremità rimase lì,  un po' sporgente dalla  base della nicchia in cui era stata ben murata.

La notizia dell’inqualificabile gesto, diffusa anche attraverso i giornali locali e i social network, suscitò molta indignazione, specialmente tra le popolazioni dei due versanti dei monti del Matese, sui quali si trova il valico di Santa Crocella. 






Per collocare la nuova croce, fu innanzi tutto necessario asportare i resti di quella originaria.


Per rimediare ad un danno non da poco, non solo sotto l’aspetto storico e culturale, ma anche turistico, un gruppo di volontari si è adoperato per rimettere nell’edicoletta di Santa Crocella una croce in pietra appositamente preparata e avente le stesse dimensioni di quella trafugata. 



Fu anche necessario preparare una piccola buca dove fissare la nuova croce.






23 giugno 2016 - La nuova croce appena posizionata, con la malta cementizia di ottima qualità ancora fresca.






Tenendo conto del fatto che la croce originaria fu trafugata furtivamente ad opera di ignoti, si è pensato di realizzare anche un sofisticato sistema di protezione contro furto e/o danneggiamenti.










Dall’autunno alla primavera non sono infrequenti le nevicate, più o meno abbondanti. Qui è ritratto  Andrea dopo una debole nevicata.

Con l’occasione è stata sistemata un po’ anche l’edicoletta, che in verità ha ben resistito per circa 60 anni alle intemperie e alle bufere di neve tipiche di questa zona montagnosa. 



Nella sistemazione dell'edicoletta, un’attenzione particolare è stata rivolta al rifacimento del tetto, che si era alquanto deteriorato.
















I due piani inclinati delle due falde del tetto sono stati rinforzati con malta cementizia in casseforme e, nel contempo, modellati in modo da potervi fissare meglio, coprendoli, due lastre di marmo.



Le due solide lastre di marmo, a copertura delle due falde del tetto, sono state preparate con cura e messe in opera con altrettanta cura.













Come si può vedere anche dalle immagini, il tetto dell’edicoletta, con le due falde protette e coperte con due lastre di marmo, oltre ad essere più robusto, è divenuto impermeabile e non consentirà più dannose infiltrazioni di acqua che avrebbero danneggiato tutta l’edicoletta.
















Così appare l’edicoletta a sistemazione terminata. Mancherebbero piccole rifiniture, rinviate al futuro perché non urgenti ai fini della solidità della struttura.






Altra immagine dell’edicoletta del valico di Santa Crocella, come appare a chi passa in macchina sulla strada provinciale Cusano Mutri – Pietraroja – Sepino, a 1.219 m s.l.m., sullo sfondo del fitto bosco di faggio.


È appena il caso di ricordare che il valico di Santa Crocella è una sella montana di grande suggestione paesaggistica, tra il Monte Tre Confini (1.419 m s.l.m.) ad Ovest e il Monte Moschiaturo ad Est, detto anche “Defenza” (1.470 m s.l.m.). 

Il valico agevola l’attraversamento da un versante all’altro di questa zona del massiccio montagnoso del Matese e si trova proprio sulla linea che fa da confine:



1) – tra i comuni di Pietraroja e Sepino;

2) – tra le province di Benevento e Campobasso;


3) –  tra le regioni Campania e Molise.

In questa suggestiva località, contornata da boschi di faggio e pascoli, nel Medio Evo sorgeva il monastero benedettino “Monasterium Sanctae Crucis”, da cui il nome della località. 



Il colore dei faggi in autunno nei pressi del valico. (foto di Mario Di Biase)

Il monastero di Santa Croce fu realizzato alla metà del XII secolo sulla montagna di Sepino quale fondazione privata dei conti di Molise. Si trattò di un monastero di fondazione laico-nobiliare.

Sulla base di ricerche e studi recenti è andato sempre più affermandosi il convincimento che, nella scelta del luogo ove ubicare l’importante monastero (un vero e proprio complesso monastico), oltre che ragioni di autosufficienza e di tipo difensivo, sia stato di primaria importanza il sistema viario di collegamento oltre che con i centri limitrofi e con il Castello di Sepino (fortificato), anche con le innumerevoli proprietà di cui il monastero di Santa Croce divenne possessore. 

Un sistema viario che permettesse lo sfruttamento delle risorse circostanti: commerci intermontani, uso della proprietà boschiva, contratti agrari, affitti, pedaggi, taglio del legname, pastorizia e pascolo.


Il monastero aveva dunque una posizione molto strategica, in quanto la strada, già in epoca sannita e romana ma anche nel medioevo, era un'arteria fondamentale anche per i traffici commerciali e religiosi.
  
Nel XIII secolo il monastero accresce ulteriormente il suo patrimonio. Accanto alle proprietà fondiarie, boschive ed edilizie, amplia i suoi beni anche “extra-tenimentum”, presso Cusano Mutri, Cerreto Sannita, Gioia Sannitica, Pietraroja, attraversando un periodo di floridezza economica che lo portò a rivestire un ruolo di primissimo piano nel panorama ecclesiastico molisano e di fuori regione.


Pertanto, alla luce di quanto emerso dalle recenti indagini storiche, è diventata sempre meno sostenibile la tesi che il monastero di Santa Croce fosse un’isolata e marginale fondazione eremitica montana.






Valico di Santa Crocella all’inizio di una nevicata, quando la strada provinciale è ancora percorribile senza l’intervento dello spazzaneve. (foto di Mario Di Biase)

Dopo aver raccontato molto sinteticamente la storia di un interessante passato lontano, che meriterebbe di essere approfondito, vogliamo nuovamente sottolineare che i monti del Matese sono ricchi di vastissimi boschi (vere e proprie foreste, lunghe e larghe parecchi chilometri)con una fauna d’eccezione che tra l’altro annovera il lupo e l’aquila reale. E cresce sempre più l’auspicio di vedere meglio gestito e tutelato questo prezioso ed attraente patrimonio naturale, con uno sguardo non solo al passato, ricco di storia, ma anche al futuro, per le notevoli potenzialità turistiche – e quindi economiche che questo patrimonio naturale è in grado di esprimere, specialmente se salvaguardato almeno un po' meglio dalle istituzioni.

Peraltro è appena il caso di ricordare che ci troviamo in un’area geografica economicamente depressa che  ribadiamolo ancora una volta  ripone nel turismo buona parte delle sue speranze di sviluppo.


Emidio Civitillo 








venerdì 10 febbraio 2017

Sorgenti di Cusano M.



La  “Fontana Vecchia”, la sorgente da cui essa deriva e diverse altre sorgenti di Cusano Mutri


Si trova a poche centinaia di metri dal palazzo comunale, in direzione nordovest. - Foto di Marina Sasso

La "Fontana Vecchia" ha avuto sicuramente grande importanza nella storia passata dell’approvvigionamento idrico per il centro abitato di Cusano Mutri e si trova un po’ più a monte di esso, in direzione nordovest, in contrada Pianello, vicino alla strada comunale.


La sorgente che alimenta la “fontana” si trova a circa 500 metri più su (nei pressi della strada comunale “Valle Silvana”). Vari secoli fa l’acqua venne canalizzata dalla sorgente alla "fontana", con una conduttura rustica che poteva essere accettabile in un passato più o meno remoto, ma oggi sicuramente no, perché non assicura più la potabilità dell'acqua.



Alla “fontana” si recavano tante persone, non solo per attingere l’acqua, ma anche per lavare i panni. Successivamente la tubazione venne allungata, con tubi di terracotta, fino al piccolo sagrato antistante la chiesetta di San Rocco, realizzando sotto il sagrato una struttura quasi identica a quella che circa 150 metri più su ha oggi la “Fontana Vecchia”. 

Praticamente, con la “fontana nuova” davanti alla chiesetta di San Rocco, l’acqua della sorgente fu portata fin quasi dentro il centro abitato, allo scopo evidentemente di agevolare gli abitanti che, in tal modo, facevano un percorso molto più breve per attingere l’acqua e per lavare i panni.
Su una pietra, posta nel muro da cui fuoriesce l’acqua della “Fontana Vecchia”, si legge l’anno 1718 preceduto dalla scritta RESTAURARUNT, ad indicare l’anno in cui la “fontana” venne restaurata.


La “Fontana Vecchia” con la scritta su pietra lapidea del 1718




La scritta è stata da me leggermente evidenziata, per consentire una più facile lettura durante la visualizzazione.




























Su un’altra pietra, incastonata nella copertura ad arco della “Fontana Vecchia” si legge, scolpito, l’anno 1823. Lo stesso anno risulta scolpito sul lato esterno della vasca in pietra lavorata nella quale scorre l’acqua della “fontana”. Probabilmente si tratta dell’anno di restauro della copertura e della messa in opera della vasca in pietra.
Sono, per l’approvvigionamento idrico dei Cusanesi, date storiche, che consentono di ricordare un’importantissima opera, risalente a diversi secoli fa.





























La copertura ad arco, che oggi costituisce un abbellimento quasi esclusivamente dal punto di vista architettonico, in passato, proteggendo dalla pioggia chi si recava alla “fontana”, deve aver costituito un’opera molto utile.
Venendo, infatti, la “fontana” utilizzata anche per lavare i panni, gli abitanti (soprattutto le donne) potevano dedicarsi a questa operazione anche quando pioveva e non era possibile dedicarsi ad altre attività, specialmente a quelle rurali a causa della pioggia o semplicemente del terreno bagnato.
Le persone anziane di Cusano, soprattutto quelle che abitano nella parte alta del centro abitato, ricordano che sotto il sagrato della chiesetta dedicata a San Rocco posta quasi alla periferia di Nordovest del centro storico, non lontano dal palazzo comunale, si trova una struttura quasi identica a quella che ha ancora oggi la “Fontana Vecchia”, che si trova circa 150 metri più su vicino alla strada comunale. Davanti alla chiesa di San Rocco detta struttura non è più visibile, perché circa 60 anni fa venne chiusa con un muro per impedirne l’accesso, non si sa bene per quale motivo.
In tempi recenti, quando ancora non si erano diffusi gli automezzi e si camminava prevalentemente a piedi, molti passanti si sono rifugiati sotto la copertura ad arco della "Fontana Vecchia" per ripararsi dalla pioggia, specialmente da improvvisi acquazzoni.





Nel 2002, per iniziativa della Pro Loco Cusanese, venne apposta vicino alla “fontana” una scritta su pietra lapidea soprattutto per consentire a turisti e visitatori (ma non solo) di conoscere il nome della “fontana”.



























Realizzata la fontana “nuova” (sotto il sagrato della chiesetta di San Rocco), quella realizzata molto prima in Contrada Pianello venne chiamata fontana vecchia” e tale nome le è rimasto.

Pertanto l’aggettivo “vecchia” fu attribuito, proprio per distinguere le due fontane (la vecchia e la nuova), solo dopo che venne realizzata la “nuova” (davanti alla chiesa di San Rocco).




La sistemazione e il restauro di antiche opere come questa, che hanno caratterizzato la storia e i sistemi di vita della gente di Cusano di una volta, consentirebbe alle nuove generazioni di veder ripristinati antichi valori, che possono essere trasmessi (e non è cosa da poco)  anche alle generazioni future. 
Ovviamente andrebbe rifatta la conduttura di poche centinaia di metri che separano la “Fontana Vecchia” dalla sorgente.
La conduttura è ancora quella che venne realizzata secoli fa a guisa di piccolo e rudimentale canale di scolo sotterraneo, che peraltro attraversa terreni coltivati, per cui è molto elevato il rischio di infiltrazioni di sostanze inquinanti nell'acqua della "fontana".
Ci vorrebbe veramente poco a sistemare la "Fontana Vecchia" e – cosa molto importante – verrebbe anche assicurata alla "Fontana" l'ottima potabilità dell’acqua della sorgente.




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Approfitto di questa occasione per aggiungere notizie molto sintetiche relative a diverse altre sorgentidi Cusano Mutri.
Notizie che sono utili non solo a conoscere la quantità e i nomi delle numerose sorgenti, ma anche per poter in seguito riprendere dette notizie per interessanti approfondimenti con numerose immagini a colori.

Diverse sorgenti, chiamate anch’esse comunemente fontane nel gergo locale, si trovano alla base della cresta del Monte Mutria (1.823 m s.l.m.).

Lungo questa fascia pedemontana della cresta (qui innevata) del Monte Mutria, evidenziata con le frecce, si trovano numerose ottime sorgenti, che meritano una tutela molto più accurata, se non si vuole correre il rischio che vengano inquinate.


La fascia pedemontana che si trova alla base del ripido pendio che caratterizza la cresta del Monte Mutria, da “Fontana Tasso” a “Bocca della Selva”, è costituita in prevalenza da terreno molto fertile e permeabile ed è denominato in dialetto locale terreno di “fulétto”.
Detto terreno deriva dall’azione di dilavamento e di erosione dell’acqua piovana e delle valanghe di neve soprattutto in tempi remoti, rimanendo accumulato lungo l’anzidetta fascia pedemontana.
Sotto questo strato di terreno di “fulétto” si trova uno strato di terreno argilloso che, essendo impermeabile, determina l’affioramento in superficie delle vene d’acqua, dando luogo a numerose sorgenti perenni. Vengono qui di seguito riportate le sorgenti più note.

Al di sotto della strada panoramica Sud-Matese che sale a Bocca della Selva, raggiungibile in poco tempo da Cusano Mutri e Pietraroja:

Fontana Sparago, a circa un chilometro da Bocca della Selva, ad una quota di circa 1.250 metri s.l.m., vicino alla strada comunale che scende a Fontana Paola e prosegue, come strada mulattiera, verso la “Costa del Monaco” e poi giù fino alle contrade Cerracchito e San Felice.

Fontana Paola, a circa due chilometri da Bocca della Selva, ad una quota di circa 1.200 metri s.l.m..

Fontana Paola, a circa 1.200 m di quota.


Altra immagine di Fontana Paola

Fontana Vertoli, a quota leggermente inferiore a quella di Fontana Paola. Questa “Fontana”  è una copiosa sorgente ed è stata captata per alimentare l’acquedotto comunale.


Questa copiosa sorgente alimenta l'acquedotto comunale per il centro abitato.



Fontana Sant’Onofrio, a quota superiore a quella di Fontana Vertoli.  Anche Fontana Sant’Onofrio è stata captata per alimentare l’acquedotto comunale.

Fontana Pozzo Iasasso, a circa 1.185 m s.l.m. e a circa 200 metri dalla strada provinciale panoramica Sud-Matese che sale a Bocca della Selva, da cui la sorgente dista un paio di chilometri.
Ottima sorgente, anch’essa contribuisce ad alimentare l’acquedotto comunale.





Al di sopra della strada panoramica Sud-Matese:

Fontana Frecchie, che si trova nella parte alta della località “Sambuco” di Monte Mutria,  ad una quota di circa 1.230 metri s.l.m.. Dalla provinciale Sud-Matese , le due brevi strade di accesso a questa “Fontana” e a quella precedente (“Pozzo Iasasso”) si dipartono dallo stesso punto, ma in direzione opposta: la prima a salire dalla provinciale e la seconda a scendere.


Dalla strada provinciale che scende da Bocca della Selva.




Fontana TASSO , in prossimità (a circa 200 metri) della strada provinciale panoramica Sud-Matese che sale a Bocca della Selva, ad una quota di circa 1.090 metri s.l.m..
L’abbondanza di acqua di questa sorgente ne ha consentito una parziale preziosa captazione per alimentare l’acquedotto rurale di Cusano Mutri.



Dalla strada provinciale che scende da Bocca della Selva.


Fontana SAN PIETRO, in località “Sambuco” di Monte Mutria,  ad una quota di circa 1.150 metri s.l.m.. La vena d’acqua di questa sorgente affiora sia al di sopra che al di sotto della strada provinciale panoramica Sud-Matese che sale a Bocca della Selva.

IL MONTE ERBANO, la cui quota massima è di 1.385 m, situato, con notevole sviluppo in lunghezza da Sudest verso Nordovest, sul lato Ovest della valle di Cusano Muri, ha vene d’acqua profonde ed è piuttosto povero di sorgenti, per cui le poche sorgenti che vi si trovano sono oggetto di particolare attenzione, vista l’importanza che esse hanno specialmente per dissetare gli animali al pascolo.

Le “fontanelle” di CALVARUSE
A Calvaruse – in località Fontanelle – i pastori hanno più volte caldeggiato la realizzazione di una cisterna foderata con argilla impermeabilizzante e la captazione della vena d’acqua che affiora vicino al fosso che scende dalla zona di Monte Erbano detta Sant’Angiolillo (in dialetto cusanese: Sant’Agn’rigl’).
Sull’esempio della cisterna foderata con argilla impermeabilizzante, realizzata dalla Comunità Montana vicino al “Pozzo del Prainone”, cisterna che consente la disponibilità di una preziosa riserva idrica nel periodo dell’anno di massima magra (dalla metà di luglio alla fine di settembre), quando diventa in molti casi problematico dissetare gli animali, i pastori hanno auspicato la realizzazione di un’analoga cisterna in terra battuta, sotto e intorno a tubi di cemento (del diametro di due metri) posati in verticale, a Calvaruse in località Fontanelle, unitamente alla captazione della vena d’acqua che lì affiora.
Si tratterebbe di un’opera nel complesso modesta per costo e tempi di realizzazione, ma di enorme importanza per i pastori, in una zona in cui la scarsità di acqua rende questo bene ancora più prezioso che altrove.
L’attuale abbeveratoio, ad estate inoltrata, quasi ogni anno non viene più alimentato dalla sorgente che va in secca, per cui la realizzazione dei lavori appena descritti diventerebbe di grande importanza.


PUNTI D’ACQUA lungo il percorso Civitella Licinio  – Chianezza  –  Piana Del Campo – Fontana Del Campo.

·         Fontana di località Fontanelle a Civitella Licinio
·         Fontana di località Pisciarello
·         Pozzo Capuano
·         Fontana del Campo
·         Pozzo e Laghetto che si forma nella dolina di Chianezza
·         Laghetto che si forma nella dolina della Piana del Campo


Fontana di località FONTANELLE a Civitella Licinio (frazione di Cusano Mutri)
La “Fontana” ricavata dalla sorgente poco a monte del centro abitato, è realizzata in pietra e cemento con lavatoio per i panni e con un abbeveratoio in cemento; il muretto che la circonda su tre lati è rivestito di lastre di pietra di colore bianco e ocra; la sua acqua viene usata da molti abitanti del centro abitato di Civitella e delle zone limitrofe; fino a poco tempo fa essi si recavano ad attingerla direttamente sul posto, mentre ora possono procurarsela più giù in località Canale, dove arriva con apposita conduttura.

Fontana di località “PISCIARELLO”
Si trova tra i castagneti ad una quota superiore a quella del centro abitato di Civitella Licinio.



Il  POZZO CAPUANO



Il Pozzo Capuano si trova a quota 850 m s.l.m.; è un pozzo rivestito in pietra, con vicino un abbeveratoio per le mandrie, anch’esso in pietra.
Il “Pozzo Capuano” è così chiamato perché venne realizzato per iniziativa di una pastore di Capua, intraprendente e competente, il quale si accorse che in quel punto era possibile realizzare un pozzo ed avere così l’acqua in una zona dove essa, essendo molto scarsa, era veramente preziosa, soprattutto per dissetare i suoi animali e quelli degli altri pastori, con l’aiuto dei quali venne realizzato il “Pozzo”.
Il “Pozzo Capuano” è caratterizzato da un orlo in pietra monolitica, ossia formato da un solo blocco di pietra modellato a forma di ciambella.


Anche qui, nel 2002, per iniziativa della Pro Loco Cusanese, venne apposta vicino al “Pozzo Capuano” una scritta su pietra lapidea per consentire soprattutto a turisti e visitatori di conoscere il nome dell’importante “Pozzo”. 





FONTANA DEL CAMPO


La “Fontana del Campo”, a quota 1.233 m sul Monte Erbano, con l’abbeveratoio utile soprattutto agli animali allo stato brado.

Posta a 1.233 m s.l.m., la “Fontana del Campo”, derivante dall’affioramento di una preziosa vena d’acqua, è costruita in pietra e porta scolpiti, su una delle sue facce, lo stemma di Cusano Mutri (tre torri) e la data di costruzione: 1803. Anche questa “fontana” è dotata di un abbeveratoio per gli animali allevati nella zona allo stato brado.



Pozzo e laghetto che si forma nella dolina di CHIANEZZA
CHIANEZZA è un vasto pianoro sul Monte Erbano, a 954 m s.l.m.; dista circa 1 km dalla Piana del Campo, a Sud di questa. Vi si allevano soprattutto bovini ed equini allo stato brado.



Uno scorcio di Chianezza

Il posto è dotato di una cisterna rivestita in pietra, a forma di pozzo ricoperto (“il pozzo di Chianezza”) che permette agli animali di venire dissetati previo attingimento dell’acqua che viene versata in un abbeveratoio.
Sul vasto pianoro di CHIANEZZA si forma anche un modesto laghetto (detto sòglio in dialetto locale) derivante dall’acqua piovana.
Il pianoro di CHIANEZZA è stato in passato intensamente coltivato, quasi esclusivamente dai Civitellesi, che vi producevano soprattutto grosse quantità di patate.


Laghetto (o sòglio) che si forma all’estremità Ovest della PIANA DEL CAMPO.


Fuoristrada in escursione, qui ritratti vicino al laghetto (sòglio) della "Piana del Campo", sul Monte Erbano.


Anche sulla PIANA DEL CAMPO si forma un modesto laghetto (detto sòglio in dialetto locale) derivante dall’acqua piovana.
La PIANA DEL CAMPO (977 m s.l.m.), posta a quota leggermente superiore a quella di CHIANEZZA, è un pianoro lungo circa un km.
A differenza di CHIANEZZA, la PIANA DEL CAMPO non si è prestata ad essere coltivata, perché interessata da gelate tardive, che non hanno consentito le coltivazioni.

Sorgente CALVARIO
La sorgente Calvario deriva da vene d’acqua lungo le pendici di monte Erbano, in località dietro al Calvario, a nordovest del centro abitato di Cusano Mutri, ad una quota di circa 510 metri s.l.m..


Sorgente nello SCARRUPATO DI CARDACCI




A circa 2 km ad Ovest del centro abitato di Cusano Mutri, in località Cardacci, ad una quota di circa 680 metri s.l.m., lungo il ripido pendio del Monte Erbano, il 4 novembre 1922 si verificò un imponente smottamento roccioso causato da un notevole flusso d’acqua fuoriuscito da un foro della montagna a causa delle abbondanti piogge.
Ancora oggi quell’imponente smottamento roccioso, detto “lo scarrupato di Cardacci”, è ben visibile anche da lontano.
Dal foro dello “scarrupato di Cardacci” fuoriesce una sorgente, che è copiosa nei mesi invernali, ma si riduce sensibilmente nei mesi estivi.




Fontana AMMICCOLA





La sorgente Ammiccola (in dialetto locale “Fontana Lammicco”, ossia piccolo getto d’acqua che caratterizza la fontana) deriva da vene d’acqua lungo le pendici meridionali di Monte Postonico, in contrada Calvario, ad una quota di circa 700 metri s.l.m..
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È bene però precisare che a fronte del piccolo getto d’acqua (Lammicco) che caratterizza la fontana, già alla profondità di pochi metri è stata rilevata un’abbondante vena d’acqua.



Fontana IANARA si trova oltre Fontana AMMICCOLA, salendo verso "Calvaruse".




Pozzo del Prainone



Il sottoscritto (Emidio Civitillo) all’imbocco dello stradone, lungo circa 60 metri, di accesso al “Pozzo del Prainone", dalla strada comunale per Calvaruse.


Il piccolo pozzo del Prainone è profondo un metro e trenta centimetri, con un diametro di circa 55 centimetri ed è sicuramente molto antico. Si trova alla destra della strada comunale che sale a Calvaruse.
La vena d’acqua, pur essendo modesta (ma di buona qualità), consente il riempimento del piccolo pozzo (fino al livello di tenuta stagna), una volta svuotato, nel giro di una nottata. Infatti i pastori sanno che il pozzo, svuotato la sera per abbeverare gli animali, viene trovato di nuovo pieno la mattina successiva (sempre fino al livello di tenuta stagna).
Davanti al piccolo pozzo, ad una distanza di circa 3 metri verso il basso (in direzione Sud/Ovest), nel 1929, come risulta da tale anno scolpito lateralmente su una pietra del lato ovest dell’orlo, fu realizzata una cisterna in terra battuta, profonda più di 4 metri e larga circa 2 metri, utilizzando l’argilla rossa impermeabile del luogo opportunamente separata da pietre e breccia, con l’evidente scopo di disporre, per abbeverare gli animali, di una molto più consistente quantità di acqua rispetto a quella ottenibile dal piccolo, primitivo e rudimentale pozzo.
Nel 2001 venne realizzata una nuova cisterna in terra battuta, resa a tenuta stagna con l’argilla rossa del posto.
Una curiosità: ecco che cosa vuol dire la parola Prainone.
Essa deriva dalla parola pero (l’albero), selvatico ovviamente, piuttosto frequente nei nostri boschi in associazione con altre specie, fino ad una quota piuttosto elevata (1.200 metri ed oltre s/l/m).
In dialetto la parola pero si pronuncia pirë(°), e l’albero selvatico una volta si chiamava piràinë. Quest’ultima parola con il tempo ha subito l’eliminazione della prima vocale, diventando pràinë (al femminile). Un albero di pero selvatico eccezionalmente grande e dal tronco massiccio, come quello che una volta stava nella località dove si trova il nostro piccolo pozzo, si chiama prainònë (al maschile), che, italianizzato, diventa “prainòne”. Di qui anche il nome della località in cui si trovava il grosso pero selvatico.



Fontana PESCHITO
La sorgente Peschito deriva da vene d’acqua diffuse lungo le pendici sud – orientali di Monte Postonico, in contrada Cerracchito, ad una quota di circa 540 metri s.l.m., poco a monte del principale nucleo abitativo di contrada San Felice.



Fontana STRITTO


La famosa “Fontana Stritto” è una  sorgente naturale la cui acqua, molto leggera, fresca e leggermente alcalina (con pH = 8), ha proprietà terapeutiche.
Fontana Stritto” si trova nella valle di Cusano Mutri, ad una quota di circa 500 metri s.l.m., a pochi km dal centro abitato, in direzione Est.
La “Fontana”, molto nota, è sull’orlo del profondo canyon di “Caccaviola” in cui scorre il Titerno, poco più a valle della “Grotta dei briganti” o “Grotta delle fate”.

La denominazione “Caccaviola”  del canyon deriva  da una storpiatura dialettale dell'espressione “acqua viola”, che assume tale colorazione a causa dei giochi di luce dovuti ai raggi del sole che illuminano in modo variabile il profondo canyon nell’arco della giornata.





Altra immagine di "Fontana Stritto"


Fontana CERASA deriva da vene d’acqua lungo le pendici di contrada Cerracchito, in cui si trovano numerose abitazioni rurali.


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Le sorgenti costituiscono un patrimonio di inestimabile valore e vanno tutelate.
Se a monte delle sorgenti si trovano delle abitazioni, non è pensabile che si possa continuare a trascurare o a rinviare la realizzazione delle fognature per tali abitazioni.
E ciò non soltanto per una questione di tutela dall’inquinamento dell’ambiente in generale, ma anche – anzi soprattutto – per tutelare la salute di tutti coloro che consumano a scopo alimentare o per uso domestico l’acqua delle reti idriche alimentate da dette sorgenti.
Dove scaricano i servizi igienici di Bocca della Selva ?
Si parla da tempo di fognature per il noto “centro montano”, ma esse non sono state ancora realizzate.

Bocca della Selva in estate

Bocca della Selva è posta a quota molto elevata (a circa 1.400 metri s/l/m). Al di sotto di questa quota si trovano, con serio rischio di inquinamento, tutte le sorgenti di acqua potabile della “Valle del Titerno” e segnatamente quelle dei versanti di Monte Mutria e Monte Pastonico.
Tutte queste sorgenti di ottima e genuina acqua potabile, se non ricevono sollecitamente la giusta attenzione e un’efficace protezione, possono subire danni assai rilevanti, con conseguenze dannose che possono costituire dei veri e propri disastri, che possono protrarsi molto a lungo nel tempo.
Occorre perciò dedicare un’attenzione particolare a questo problema, la cui soluzione non è più procrastinabile.

Emidio Civitillo
emidiocivitillo@gmail.com