venerdì 27 settembre 2019

IL FASCINO DELLA NATURA - IL COLOMBACCIO, UN ESEMPIO DEL FENOMENO DELLA MIGRAZIONE DEGLI UCCELLI



Nel massiccio montagnoso del Matese e dintorni, specialmente nell’alta valle del Titerno, il Colombaccio (detto anche Piccione di bosco, in inglese "wood pigeon") è anche stanziale ed è in fase di sensibile diffusione.



Nell’area del Matese il “passo” autunnale del Colombaccio si verifica sempre prevalentemente in ottobre.

La natura affascina e un po’ tutti desiderano che venga quanto meno seriamente tutelata. Oltretutto, siccome la natura richiama il turismo, ricordiamo che aver cura di essa non vuol dire perdere tempo o badare a cose da poco, ma significa dedicare attenzione ad un argomento che ha anche una notevole rilevanza economica, specialmente per le zone interne come la nostra, che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo”.


Il massiccio montagnoso del Matese sulla carta geografica. L’altitudine supera i 2.000 metri.




IL COLOMBACCIO E LA SUA MIGRAZIONE

Il colombaccio (columba palumbus) è senz’altro il più grosso dei Columbidi, che comprendono anche il “colombo di città”, la “colombella”, il “piccione selvatico”, la “tortora dal collare orientale” (insediatasi nella nostra zona da non molti anni) e la “tortora africana”, che viene da sempre da noi solo nei mesi caldi, a riprodursi. 

Il colombaccio pesa in media mezzo chilogrammo (ma il suo peso può oscillare dai  285 ai 690 grammi) ed è lungo dai 41 ai 45 cm. Si alza in volo con un caratteristico rumoroso battito d’ali e il suo volo è molto potente, rapido e diretto, con costanti e profondi battiti.  



Il Colombaccio è il più grande dei columbidi, pesa in media mezzo chilogrammo ed è almeno 5 volte più grande del merlo. 


Colombacci in migrazione





DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA DEL COLOMBACCIO


Specie ampiamente distribuita come nidificante in Europa fino al 65° di latitudine nord, Asia occidentale e meridionale, Africa nord-occidentale. In Italia è di passo prevalentemente nella prima quindicina di ottobre e dalla metà di febbraio a tutto marzo; ed è svernante nelle pinete litoranee e nelle macchie costiere, stanziale nelle zone adatte.

Frequenta boschi dl quercia, leccio, faggio, foreste con radure - come sui monti del Matese -   zone coltivate, pinete e macchia litoranea; è presente anche nei parchi delle città. Si è adattato ai vari habitat, comprese molte città del nord Europa, come Londra e Parigi, dove è diventato più comune dei piccioni selvatici.
Fin dall’inizio del secolo scorso si è stabilmente insediato anche in aree urbane, come a Parigi e in altre città dell’Europa centrale e settentrionale, ambiti in cui ha mostrato la capacità di acquisire una notevole confidenza nei confronti dell’uomo; in altri ambienti è invece molto diffidente ed accorto.
Di norma non supera in Europa i 1500-1600 m di altitudine.


Due esemplari di colombaccio





ALTRE CARATTERISTICHE DI RICONOSCIMENTO

Il colombaccio, come già accennato, è il più grande dei Columbidi. Ha capo piccolo in confronto al resto del corpo.
Piumaggio con toni azzurro-grigi (o grigio bluastra) con remiganti primarie nerastre con i bordi più pallidi. Il petto è grigio rosato, mentre il collo, con riflessi verdastri e segni neri, presenta due macchie bianche ai lati circondate da una zona iridescente blu verde.
Il petto è  violetto, colore delle more. Il bordo dell’ala è bianco. La coda è diritta con la punta nera. Zampe rosate e occhio da bianco verdastro a giallo limone. 
E’ dotato di vista acuta, ma di udito modesto.
Come tutti i Columbidi, anche il colombaccio beve in un modo veramente insolito per gli uccelli, infatti immerge il becco nell’acqua ed aspira senza dover alzare la testa di volta in volta per deglutire il liquido.




Colombaccio seminascosto tra le foglie di un albero di tiglio



Sulla cima di un albero di cedro

Immagini che consentono di distinguere piccioni e tortore, entrambi appartenenti alla famiglia dei “columbidi”. Il colombaccio ha le dimensioni maggiori. 


Colombaccio e passero





Il Colombaccio è un migratore, ma è anche sedentario nelle zone adatte e dove in inverno la neve non cade per lunghi periodi.





MIGRAZIONI E SVERNAMENTO

Il colombaccio abbandona le regioni più settentrionali in autunno per poi ritornarvi in primavera. Le popolazioni dell'Europa nord-orientale svernano nell'Europa occidentale e nel bacino del Mediterraneo. La specie è quasi totalmente migratrice nella Penisola Scandinava e in Europa orientale. La componente migratrice della popolazione diminuisce progressivamente verso Ovest e verso Sud, fino ad essere prevalentemente sedentaria in Europa meridionale, Asia Minore e nelle zone costiere occidentali della Gran Bretagna settentrionale.

I movimenti migratori cominciano a settembre e proseguono fino ai primi di dicembre. Il picco dei movimenti migratori verso sud avviene in ottobre ed è largamente influenzato dagli eventi climatici.
La migrazione di ritorno avviene prevalentemente nei mesi di marzo-aprile. Le principali rotte migratorie seguono vie preferenziali, tradizionalmente note nell’ambiente venatorio, che possono determinare in taluni anni il passaggio in aree ristrette e in pochi giorni di enormi contingenti.
Nel 1974, in una località del massiccio del Giura (Svizzera) sono stati contati in un solo giorno oltre 600.000 individui.
Spesso sui monti del Matese e nelle aree circostanti, dall’autunno alla primavera, ai colombacci stanziali si aggiungono in buon numero quelli svernanti provenienti dall’Europa centro-settentrionale.



Colombaccio in “lite” con un corvide






In primavera

Nido di colombaccio




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La Migrazione degli uccelli. Le rotte migratorie e i rischi di trasmissione di malattie all’uomo.


La Migrazione degli uccelli è un fenomeno che ha sempre incuriosito ed affascinato.

Da alcune decine di anni, da quando cioè si è scoperto che alle “rotte migratorie” è connesso il rischio di trasmissione di malattie dagli animali all’uomo, il fenomeno della migrazione degli uccelli è oggetto di attenzione ancora più grande.



Un Colombaccio a fine a inverno


Alcuni anni fa, ad esempio, quando ci fu l’allarme per la diffusione dell’”aviaria” (malattia che si propagava dagli uccelli acquatici ai polli, ed era pericolosa per l’uomo), fu osservato che la Siberia era probabile terra di contagio tra specie diverse, poi il morbo poteva «volare» in Europa: diverse specie di volatili acquatici, infatti, nidificano nella Russia Nord Orientale, dove si trasmetteva la malattia, e in autunno una parte di essi migrava verso il Mediterraneo.

Finora però, la migrazione del “Colombaccio” non ha mai destato alcun allarme per la salute dell’uomo.



Principali rotte migratorie seguite dagli uccelli


Sembra che il fenomeno delle migrazioni sia iniziato a partire dall'Era Terziaria  in cui già esisteva un'alternanza stagionale.


Il Colombaccio è prevalentemente un frequentatore di boschi, di qui la denominazione "Piccione di bosco", in inglese: "wood pigeon".


La causa che determina i movimenti migratori degli uccelli sembra legata alla durata del giorno (il cosiddetto fotoperiodismo), che influenza tutto il sistema endocrino: con l'arrivo della stagione autunnale (ovviamente per quanto riguarda le regioni temperate boreali; per quelle australi tale stagione sarà la primavera) la durata del giorno si riduce, inducendo fasi di regresso delle ghiandole sessuali e, di conseguenza, la cessazione di aggressività, intolleranza e territorialità nei confronti dei cospecifici e quindi l'aggregazione in gruppi che preludono alla partenza delle migrazioni.

Sono stati compiuti numerosi studi ornitologici sulle migrazioni utilizzando metodi di campionamento ed osservazione in corrispondenza dei punti di confluenza delle rotte aeree, inanellamento o strumenti tecnologici come telescopi o radar.
In questo modo sono state raccolte numerose informazioni sui 





Colombaccio sul ramo di un pino


L'Italia è interessata dal passaggio di specie che dal Nord-Europa si dirigono verso l'Africa (passo), o da specie che vengono a svernare in Italia da territori più settentrionali.

L'aspetto che comunque rimane più affascinante e meno noto nel fenomeno delle migrazioni è la capacità di orientamento degli uccelli.
I meccanismi che consentono ai migratori di seguire rotte costanti sono molteplici: la posizione del sole (ed il suo azimut) ed i suoi movimenti, la posizione di catene montuose, quella di sistemi fluviali (ovviamente per migrazioni diurne), la direzione dei venti, la posizione della luna e delle stelle (per le migrazioni notturne), il campo magnetico terrestre, ecc..

Il Colombaccio è un uccello molto accorto: in genere si mostra con molta prudenza.


Sembra poi che gli uccelli possiedano una sorta di carta geografica mentale dei territori in cui vivono, che rapportano in qualche modo ai punti di orientamento più generali (sole, stelle, ecc) e che costruiscono memorizzando alcuni dati territoriali (ad esempio i corsi d'acqua) o, per quanto riguarda i piccioni viaggiatori, olfattivi.








Talvolta, però, le rotte migratorie non risultano costanti, ma si modificano in modo più o meno marcato: spesso questo è dovuto a fattori di disturbo antropici, come, per fare alcuni esempi, la presenza di città illuminate che alterano l'orientamento notturno offuscando la percezione delle stelle oppure operazioni di bonifica che hanno eliminato superfici palustri su cui sostavano e traevano informazioni per l'orientamento gli uccelli di passo.

Ottobre  2011
Emidio Civitillo




       E-mail: emidiocivitillo@gmail.com

mercoledì 11 settembre 2019

Sagra dei funghi del 2019 a Cusano Mutri (BN)





UNA GRANDE KERMESSE DI FINE ESTATE


Dal 20 settembre al 6 ottobre 2019


Naturalmente risulta molto curato l’aspetto gastronomico, con le più svariate pietanze a base di funghi.
Ma la “sagra” non è solo gastronomia. Ad essa viene abbinata una vasta “mostra mercato”, che è sempre più ricca e interessante ed è molto visitata.
Non mancano intrattenimenti, con musica e spettacoli, anche itineranti nelle vie e le piazze.
Molto apprezzata da turisti e visitatori è anche la possibilità di ammirare un ambiente naturale montano d’eccezione.

















Come ogni anno, a Cusano Mutri la “Sagra dei funghi” si tiene a cavallo tra l’ultima settimana di settembre e la prima decade di ottobre, e quest’anno esattamente da venerdì 21 settembre a domenica 7 ottobre.  
Giunta quest’anno alla 40ª edizione (ossia da 40 anni), la nota kermesse cusanese di fine estate nel corso degli anni è stata potenziata dal punto di vista organizzativo.

Ciò ha consentito di accogliere un numero sempre più grande di visitatori, tanto da diventare famosa anche fuori regione.


Cartina stradale che rende più facile, per coloro che vengono da lontano, l’arrivo a Cusano Mutri. 




  Il porcino (boletus edulis) è sicuramente il fungo più conosciuto e ricercato tra quelli spontanei commestibili.


Il porcino ha odore intenso e assai gradevole, sapore squisito, aromatico.

       È un fungo estivo - autunnale.  Piuttosto comune, cresce sia in boschi di conifere sia di latifoglie.
Sui monti del Matese (dove si trova Cusano Mutri) il porcino predilige i boschi di Faggio e di Castagno. 

   Forse non tutti sanno che i porcini nome scientifico Boletus edulis - erano noti già ai Romani che li chiamavano "suillus", ossia "porcellini", termine dal quale deriva la parola “porcino”. 
    In dialetto di Cusano Mutri ancora oggi il porcino viene chiamato sigl' (proprio dall'antichissimo termine "suillus").



       La mazza di tamburo (Macrolepiota procera), volgarmente conosciuta anche come ombrellone, puppola, bubbola maggiore, è uno dei più vistosi, conosciuti ed apprezzati funghi commestibili.




Il cappello della “mazza di tamburo  è inizialmente sferoidale, poi convesso, infine piano a maturità.




L’ovulo o ovulo buono (Amanita Caesarea) è uno dei funghi più ricercati ed anche più costosi.


      Anche il “gallinaccio” (Cantharellus cibarius)detto pure finferlo, galletto, è uno dei fughi  più conosciuti e apprezzati.

       Il “gallinaccio” si presta bene alla conservazione, sia sotto aceto che essiccato. In quest'ultimo modo viene utilizzato per condire varie pietanze o altri funghi, per tale ragione è detto "il prezzemolo dei funghi".


Uno dei vari punti di vendita dei funghi.


Musica folkloristica itinerante in giro per il paese tra la folla di turisti e visitatori.

Spettacoli itineranti durante la sagra







Spettacoli itineranti durante la sagra


Preparazione in piazza di caldarroste

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  Preparazione in piazza anche di pannocchie arrostite.  Immagini di precedenti edizioni della "sagra".

Alcuni dei tanti e svariati prodotti dell’artigianato locale.






Miele locale - Immagini di precedenti edizioni della "sagra".



Panorama estivo della valle di Cusano Mutri -  foto di Mario Di Biase


Cusano Mutri (BN) – Il borgo medioevale visto da Ovest, sullo sfondo del Monte Civita di Pietraroja dove, intorno al 1980, fu rinvenuto il celeberrimo “Scipionyx samniticus”, meglio noto come “Ciro”, fossile di dinosauro famoso in tutto il mondo.


Cusano Mutri (BN) - Il borgo medioevale sullo sfondo del Monte Mutria, che con i suoi 1.823 m s.l.m è la cima più alta della provincia di Benevento.


Panorama invernale da Sud di Cusano Mutri (BN). 
In inverno la neve spesso imbianca per lunghi periodi le cime dei monti che circondano la valle di Cusano M., che si trova nel massiccio montagnoso del Matese.
A volte la neve cade abbondante anche nella valle. 



Come ogni anno, a Cusano Mutri la “Sagra dei funghi” si tiene a cavallo tra l’ultima settimana di settembre e la prima decade di ottobre, e quest’anno esattamente da venerdì 22 settembre a domenica 8 ottobre.  
Giunta quest’anno alla 39ª edizione (ossia da 39 anni), la nota kermesse cusanese di fine estate nel corso degli anni è stata potenziata dal punto di vista organizzativo.
Ciò ha consentito di accogliere un numero sempre più grande di visitatori, tanto da diventare famosa anche fuori regione.
Molto apprezzata da turisti e visitatori è anche la possibilità di ammirare un ambiente naturale montano d’eccezione, con:
  -    escursioni guidate alle “Forre di Lavello” e lungo i sentieri più caratteristici lungo il fiume Titerno;
-    passeggiate lungo il sentiero del Monte Calvario, alla cui sommità si trova l’omonima chiesetta; dal suo sagrato si può ammirare un vasto e assai gradevole panorama;
-    il percorso avventura nelle “Gole di Caccaviola” (da acqua viola), un sito naturalistico unico al mondo, posto nel canyon a monte di “Fontana Stritto”;
-    il sentiero del Salto dell’orso: si parte dall’area della “sagra” in fuoristrada per percorrere una strada panoramica mozzafiato e si prosegue a piedi, per ammirare, da una terrazza posta a mezza altezza, una straordinaria cascata naturale di trenta metri;
-    le miniere di bauxite (minerale da cui anche qui si estraeva l’alluminio): muniti di caschi e stivali, si percorrono i tortuosi cunicoli dove fino ai primi anni del Novecento lavoravano i minatori;
-    lanci con il parapendio per planare al centro della conca cusanese dal “Monte Civita di Cusano”, che s’innalza imponente di fronte a “Fontana Stritto”, a pochi chilometri da centro abitato, in direzione Nord-Est.
Il parcheggio delle auto, visto l'enorme afflusso di visitatori, ha sempre richiesto un’attenzione particolare da parte degli organizzatori. Così vengono fatte parcheggiare le auto soprattutto nella zona del campo sportivo, per l’occasione illuminato durante le ore notturne, dal quale gli automobilisti raggiungono il centro abitato con un efficiente ed ininterrotto servizio navetta svolto da alcuni pullman.
Peraltro i parcheggi sono custoditi e ciò è molto apprezzato dai visitatori che, così, possono godersi in tutta tranquillità la loro permanenza nei luoghi della “sagra”, visto che le loro auto sono ben sistemate e al sicuro.

Emidio Civitillo 



E-mail: emidiocivitillo@gmail.com