Mi sono già occupato molto più sinteticamente della famosa “Ode alla luce elettrica” di Pietro Paolo Fusco.
La pubblico ora nel mio “blog” arricchendola di notizie e inserendo numerose immagini.
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In occasione dell'inaugurazione (il 23 maggio 1908) dell'impianto elettrico di illuminazione pubblica a Cerreto Sannita (BN), Pietro Paolo FUSCO scrisse l'"Ode alla luce elettrica".
Pietro Paolo Fusco era un giovane medico, dinamico, brillante giornalista e poeta dalla vena facile. Nacque nel 1880 a Pontelandolfo (BN), ma risiedé a San Lorenzello (BN) e sposò una cerretese.
Lampione a forma
di caciocavallo
Egli volle così esprimere il suo sentimento poetico per qualcosa di strabiliante che incantò tutti: l'avvento della "luce elettrica".
L'impianto elettrico a Cerreto Sannita fu realizzato su progetto del famoso Alfonso Sellaroli da Guardia Sanframondi (paese confinante con Cerreto S.), conosciuto non soltanto come “mago degli orologi”, soprattutto da torre, ma anche come costruttore di ”sismografi”,, ”telefoni” ed ”impianti elettrici” di ogni genere.
Mi sono già occupato molto più sinteticamente della famosa “Ode alla luce elettrica” di Pietro Paolo Fusco.
La pubblico ora nel mio “blog” arricchendola di notizie e inserendo numerose immagini.
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In occasione dell'inaugurazione (il 23 maggio 1908) dell'impianto elettrico di illuminazione pubblica a Cerreto Sannita (BN), Pietro Paolo FUSCO scrisse l'"Ode alla luce elettrica".
Pietro Paolo Fusco era un giovane medico, dinamico, brillante giornalista e poeta dalla vena facile. Nacque nel 1880 a Pontelandolfo (BN), ma risiedé a San Lorenzello (BN) e sposò una cerretese.
Lampione a forma
di caciocavallo
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Egli volle così esprimere il suo sentimento poetico per qualcosa di strabiliante che incantò tutti: l'avvento della "luce elettrica".
L'impianto elettrico a Cerreto Sannita fu realizzato su progetto del famoso Alfonso Sellaroli da Guardia Sanframondi (paese confinante con Cerreto S.), conosciuto non soltanto come “mago degli orologi”, soprattutto da torre, ma anche come costruttore di ”sismografi”,, ”telefoni” ed ”impianti elettrici” di ogni genere.
(°)
- cuæp’ da for’,
ossia la “testa di fuori”
(sporgente). Si tratta del nome di una località alla periferia Nord/Est del
centro abitato di Cerreto Sannita, così denominata perché, terminando in quel
luogo il centro abitato, è possibile osservare la campagna cerretese sporgendo
semplicemente la testa oltre l’ultimo fabbricato.
CERRETO DI UNA VOLTA - Cerreto Sannita (BN), 13 giugno 1926 – Festa di Sant’Antonio
(patrono) – La processione esce dalla cattedrale (foto Oreste Linfante).
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CERRETO DI UNA VOLTA - Cerreto Sannita (BN), 1954 - anno mariano |
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Ecco chi era Pietro Paolo FUSCO l’autore dell’ode alla luce elettrica (Com’è bégl’ C'rrit’ agliumèt’, …….).
Il poeta fanciullo Pietro Paolo FUSCO, qui ritratto con la divisa militare da ufficiale medico, nacque il 16 marzo 1880 a Pontelandolfo (BN), ma risiedé a San Lorenzello (BN).
Dalla sua unica nipote, Adriana La Rocca, che vive e lavora a Milano, dove esercita la professione di avvocato, ho avuto alcuni dati relativi alla visita di leva a cui fu sottoposto Pietro Paolo Fusco il 3 luglio 1900 (all’età di 20 anni):
- studente di medicina, - sa leggere e scrivere, - statura metri 1,61, - capelli neri ondulati, - occhi neri, - colorito bruno, - dentatura sana.
Sempre da Adriana La Rocca ho avuto altri dati. Ecco quelli documentati all’epoca dal Comune di Pontelandolfo:
”Comune di Pontelandolfo per l'anno 1880 (copia della Procura del re), al n. 36 atto di nascita di FUSCO Pietro Paolo Umberto Maria, nato a Pontelandolfo alle ore due antimeridiane del 16 marzo 1880 da Raffaele Fusco e sua moglie donna Giuseppina Romerio, entrambi maestri elementari, dimoranti in Pontelandolfo alla via Ricetto.
Da tali documenti risulta anche l’annotazione del “matrimonio di Pietro Paolo Fusco con Bianca Mazzacane, avvenuto in Cerreto Sannita il 31 gennaio 1914”.
San Lorenzello (BN) – Il
ponte sul Titerno, distrutto durante la Seconda Guerra Mondiale, fu rifatto
subito dopo la guerra e così appariva al termine dei lavori di rifacimento.
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Compiuti i primi studi nel "Seminario diocesiano" di Cerreto Sannita (BN), Pietro Paolo FUSCO continuò il corso liceale presso il liceo classico "Giannone" di Benevento.
Nel luglio 1905 si laureò in Medicina nell’Università di Napoli, discutendo una tesi che fece epoca: “Psicologia della morte o le ultime sensazioni della vita”.
Dopo essersi specializzato in ostetricia, bromatologia, medicina navale e coloniale ed aver frequentato, a Parigi, i corsi di Charcot, iniziò la sua attività medica nelle sua zona.
Ma era uomo di ingegno vivace e di natura irrequieta. Oltretutto aveva attinto alle sorgenti familiari un’ansia di giustizia sociale, priva di ogni forma demagogica. Divenne, perciò, subito il medico dei poveri, in favore dei quali aprì, insieme al compianto dott. Umberto Franco, un dispensario medico – chirurgico.
Alternando il lavoro con lo studio, iniziò una serie di pubblicazioni riguardanti malattie sociali.
Trovò perfino il tempo di redigere “L’eco del Sannio”, un periodico che aveva come scopo “l’incremento del commercio, dell’industria e dell’agricoltura nel Sannio e nelle regioni limitrofe”, che vide la luce il 12 ottobre 1907.
In realtà il foglio, che tra l’altro reclamizzava i migliori prodotti dell’industria sannita, in particolare di quella cerretese e laurentina, aveva l’occhio fisso alla politica di Cerreto e del Sannio.
Quand’era giovanottino (a 15 anni), tutto attillato, con orologio in tasca e bastoncino, aveva già fatto esperienza di questo genere, con la pubblicazione del foglio “L’Ira di dio”, improvvisandosi anche strillone, coprendo il fragore degli ottoni e dominando i colpi di grancassa della banda musicale nella vigilia di San Lorenzo del 1895.
San Lorenzello (BN) - panorama da Sud-Est |
San Lorenzello (BN) - panorama da Monte Erbano (da Nord) con
il Titerno in piena
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Il poeta fanciullo, dalla vena facile, era cresciuto e, con gli anni, era maturata anche la satira politica. Che, però, fu sempre bonaria e soprattutto originata dal desiderio di bene, perciò anche gli uomini politici presi di mira gli sorrisero e talvolta lo ringraziarono.
Fu proprio l’irrequietezza a farlo trasferire in Libia come assistente presso l’Ospedale Civile Vittorio Emanuele III di Tripoli.
L’ingegno svegliato che aveva sortito dalla natura e quella calda irrequietezza spirituale - affermava il fratello Enrico Maria - fu tutto il suo temperamento, più che carattere, perché in lui l’agilità del pensiero era così naturata alla persona fisica che, al balenio di quello sempre corrispondeva lo scatto agile del corpo.
Tornò nel 1916 per indossare la divisa militare. Tenente, poi capitano medico, fu all’Asiago e alla Bainsizza. Un treno lo investiva tragicamente a Santa Maria Capua Vetere (Caserta), il 24 gennaio 1918 (aveva 38 anni): lasciava la moglie Bianca, dolce figura di signora appartenente alla famiglia Mazzacane di Cerreto S., e la figlia Licia Adriana Trieste, nata a Tripoli il 23 maggio 1915.
Il padre di Pietro Paolo Fusco si chiamava Raffaele e, tra le “carte” conservate in famiglia, c’è anche una nota del Provveditorato di Benevento del 10 dicembre 1887, con cui si comunicò - tramite l'allora Sindaco di San Lorenzello, Girolamo Pelosi - a Raffaele Fusco (padre di Pietro Paolo) la sua nomina a maestro elementare a Cusano Mutri per un biennio.
San Lorenzello intitolò all’illustre figlio Pietro Paolo FUSCO un’aula scolastica, nell’edificio dell’ex convento carmelitano, e successivamente una strada.
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Le notizie sull’autore della famosa poesia dialettale, sono state in buona parte tratte dal libro “SAN LORENZELLO E LA VALLE DEL TITERNO” di don Nicola Vigliotti, sacerdote e professore molto conosciuto di latino e greco.
Perché fu scritta l’Ode alla luce elettrica
La “luce elettrica” costituì un evento strabiliante che incantò tutti, e non solo a Cerreto Sannita nel 1908. Essa venne utilizzata prima per l’illuminazione pubblica (delle strade) e poi, gradualmente, nelle case.
Dai tempi remoti l’evoluzione dell’illuminazione aveva fatto registrare solo risultati di scarsa importanza:
- dalla “lucerna” alla “torcia antica”,
- alla “lampada ad olio”,
- alla "lampada ad acetilene (carburo di calcio)",
- al “lume a petrolio”.
- alla “candela”.
Le lampade ad olio erano molto diffuse nel mondo antico, ne sono state ritrovate anche in Egitto, Grecia e a Roma.
Erano recipienti aperti di pietra, argilla, osso o conchiglia nelle quali venivano utilizzati grassi animali e vegetali come combustibile.
Lampada preistorica in arenaria ritrovata in Francia, nelle famose Grotte di Lascaux. Risale a circa 13.000-15.000 anni avanti Cristo.
Nelle preistoria le lampade erano quasi sempre semplici placchette calcaree caratterizzate da una lieve cavità al centro.
Questa invece, come si può vedere, risulta modellata e levigata a partire da un blocco di arenaria rossa e caratterizzata da una cavità centrale a forma di cucchiaio e da un manico decorato da incisioni.
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ALCUNI TIPI DI LUCERNE
La lucerna può essere
considerata, insieme alla torcia, il principale strumento di illuminazione
dell'antichità. Dall'invenzione della ceramica, in età neolitica, rappresentò -
accanto alla candela - uno dei manufatti più diffusi nelle abitazioni dell'uomo.
Si ebbero lucerne nei più diversi materiali, in pietra, in vetro, o in metallo – quelle più elaborate erano destinate a una classe sociale più ricca -, ma le più diffuse furono certamente quelle in terracotta. Oltre alla funzione domestica, le lucerne avevano anche un uso benaugurante, religioso, votivo e soprattutto funerario (si tratta di uno degli oggetti più comuni presenti nel corredo). Ancora oggi vengono realizzate, anche come oggetti ornamentali, lucerne che sono molto simili e ricordano quelle antiche. Per vedere qualche esempio, cliccare sul link http://www.holyart.it/it/accessori-per-la-liturgia/lampade-e-lanterne/lucerna-ceramica-terracotta |
ANTICHE LAMPADE AD OLIO
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Lampade a carburo usate fino a pochi decenni fa
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La lampada a carburo o ad acetilene fu inventata intorno al 1900 e costituì un'innovazione importante poiché forniva molta più luce delle lampade a petrolio o delle lucerne.
In passato ne sono state prodotte versioni adatte all'uso domestico.
La lampada utilizza come combustibile l'acetilene, un gas più leggero dell'aria prodotto dalla reazione chimica generata dal contatto dell'acqua con il carburo di calcio.
La lampada ad acetilene è composta da due contenitori sovrapposti: in quello inferiore è contenuto il carburo di calcio, in quello superiore l'acqua.
L'acqua, attraverso un foro (regolato da una vite), precipita a gocce sul carburo innescando la reazione chimica che genera l'acetilene; quest'ultimo, attraverso un condotto che attraversa il contenitore dell'acqua, viene indirizzato verso un beccuccio posto sulla parte superiore della lampada, da cui fuoriesce e dove può essere incendiato con un fiammifero o un apparato piezoelettrico.
I due contenitori, quello del carburo e quello dell'acqua, sono accorpati con un attacco a baionetta o a vite. Il tutto a rassomigliare una caffettiera.
I due contenitori, quello del carburo e quello dell'acqua, sono accorpati con un attacco a baionetta o a vite. Il tutto a rassomigliare una caffettiera.
Sulla parte superiore del contenitore dell'acqua sono presenti, oltre al beccuccio di fuoriuscita dell'acetilene, anche la valvola per il carico dell'acqua e la vite di regolazione del flusso di caduta dell'acqua.
Dettagli di una lampada a carburo con chiusura a vite |
Il carburo di calcio è una
sostanza solida, cristallina, incolore o chiara per presenza di impurità, con
odore caratteristico, suscettibile di reagire rapidamente con l'acqua dando
luogo alla produzione di acetilene, che è un gas infiammabile.
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Dalle parole degli anziani, anche a distanza di tanto tempo, traspare ancora oggi la grandissima emozione che essi (o i loro genitori) provarono con l’avvento della “luce elettrica” in sostituzione dei modesti strumenti di illuminazione che venivano utilizzati.
Con l’inaugurazione della “luce elettrica” nel 1908 a Cerreto Sannita, un giovane e dinamico medico di 28 anni, Pietro Paolo Fusco, erudito e di ingegno vivace, con la passione per il giornalismo e poeta dalla vena facile, rimase anch’egli affascinato e volle elogiare la “luce elettrica” con un’ode, ancora oggi, a distanza di oltre 100 anni, assai famosa.
Il
primo verso:”Com’è
bégl’ C'rrit’ agliumèt’” viene
ancora ripetuto con una certa frequenza tra
amici e conoscenti, anche occasionalmente e in svariate circostanze.
Quei pochi che commettono l’errore di dire ”Quant’è bégl’ ……..”, vengono quasi sempre subito corretti con la giusta dicitura: :”Com’è bégl’ …….”.
Quei pochi che commettono l’errore di dire ”Quant’è bégl’ ……..”, vengono quasi sempre subito corretti con la giusta dicitura: :”Com’è bégl’ …….”.
Ma se
Pietro Paolo Fusco, con la sua vena poetica, ci consente ancora oggi di
ricordare l’avvento della luce elettrica a Cerreto Sannita, non bisogna
ignorare che l’impianto di illuminazione pubblica in questo comune fu
realizzato su progetto del famoso Alfonso
Sellaroli (1855 – 1940) da Guardia Sanframondi, conosciuto non soltanto
come “mago degli orologi”
(soprattutto da torre), ma anche come costruttore di ”sismografi”, ”telefoni” ed
”impianti elettrici” di ogni genere.
Sellaroli andò ad installare i suoi orologi da torre (soprattutto sui campanili delle chiese) un po’ ovunque. Ovviamente ne installò molti nella nostra regione e in quelle limitrofe, ma andò anche all’estero, e persino in Terra Santa.
Pare che il guardiese Sellaroli avesse già messo a punto, su incarico dell'amministrazione comunale di Guardia Sanframondi, un progetto di pubblica illuminazione per il centro abitato del suo paese, ma poi, essendo stato abbandonato almeno temporaneamente tale progetto a Guardia, Sellaroli lo adattò e lo cedette al limitrofo comune di Cerreto Sannita su richiesta dell'amministrazione comunale cerretese.
Sul personaggio Alfonso Sellaroli e sulla sua opera è stato scritto un libro molto interessante pubblicato nel mese di luglio 2002, dal titolo “NEL RICORDO DEI RINTOCCHI”, edito dalla Comunità Montana del Titerno – Autore: Enrico Garofano.
Guardia Saframondi (BN) – Immagine di una volta di Corso Umberto I (la strada principale nel centro
abitato).
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Guardia
Sanframondi (BN) - Il fotografo Oreste Linfante scattò questa foto il 17
luglio 1955, alle ore 16. Ciò risulta da una sua annotazione sul retro di una
stampa di questa immagine.
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Più o meno in quello stesso periodo anche Cusano Mutri (BN), comune confinante con Cerreto Sannita in direzione Nord-Ovest, ebbe la luce elettrica.
Giovan Giusepe Valente, classe 1931, residente a Cusano Mutri in Via Calvario, ci ha raccontato a riguardo un suo prezioso ricordo: la sua nonna paterna gli diceva spesso che nel 1904, quando lei comprò nei pressi del municipio la casa in cui egli abita tuttora, c’era già la luce elettrica.
Cusano Mutri (BN) - Veduta del borgo medioevale dalla piazza
principale (Piazza Orticelli).
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Probabilmente erano ancora poche allora a Cusano Mutri le case (nei dintorni del municipio) dotate di luce elettrica, che veniva prodotta da una turbina azionata da un motore a scoppio.
Nelle case del centro
abitato di Cusano Mutri la luce elettrica comunque si diffuse subito
dopo la Prima Guerra Mondiale.
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Pietraroja, comune confinante con Cusano Mutri e con Cerreto Sannita, in direzione nord da quest'ultimo, per
interessamento soprattutto del famoso arciprete don Lorenzo De Carlo (1884 – 1967), ebbe
la luce elettrica nel 1937, con una turbina azionata dall’acqua che, sfruttando
un notevole dislivello, scendeva a forte pressione verso la turbina in una
conduttura appositamente costruita.
“E’ un
passo avanti alla candela, alla lampada ad olio, al lume a petrolio”, usava dire don Lorenzo De
Carlo.
Pietraroja (BN), la patria di
“Scipionyx samniticus”, alias “Ciro”. Veduta serale da Nord-Est del centro
abitato di questo paesello di montagna, posto ad 832 m s.l.m..
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Sulla facciata della chiesa dell’Assunta a Pietraroja
(alla sinistra di chi si trova, dall’antistante Piazza San Nicola, ad osservare
la facciata della chiesa in corrispondenza della porta centrale di
quest’ultima), quasi vicino allo spigolo, don
Lorenzo De Carlo fece affiggere, ben visibile, una grossa lastra di marmo
con la scritta che segue, contenente anche la data di inaugurazione della
pubblica illuminazione a Pietraroja:
I POSTERI RICORDINO
IL XXVI GENNAIO MCMXXXII
IL PRINCIPE UMBERTO DI SAVOIA
PORTAVA TRA I NOSTRI MONTI
IL SUO REGAL SORRISO
ADORANDO GENUFLESSO
IN QUESTO TEMPIO
IL XXVI GENNAIO MCMXXXVII
PIETRAROJA FESTANTE
ILLUMINAVA LE VIE E LE CASE
ELETTRICAMENTE
DEDICANDO LA LUCE
AUSPICIO DI GLORIE PIÙ FULGIDE
AL PONTEFICE IMMORTALE
PIO XI
AL RE IMPERATORE
AL DUCE FONDATORE DELL’IMPERO
____________________________
ARCIPRETE LORENZO DE CARLO
POSE
ANNO MCMXXXVII – XV – II - IMPERO
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Ho realizzato questo scritto (molto più sinteticamente) alcuni anni fa, non solo nel tentativo di consentire ai miei alunni dell’Istituto Tecnico Statale “MARZIO CARAFA” di Cerreto Sannita (BN) di apprezzare meglio una famosa poesia dialettale cerretese, ma anche di “curiosare” su un importante avvenimento di circa un secolo fa.
Lo scritto, però, potrebbe interessare anche altre persone, di qualsiasi età, ceto sociale e cultura; e serve pure a ricordare:
- che l'avvento della luce elettrica è un fatto praticamente recente nella storia plurimillenaria dell'umanità;
- che la luce elettrica ha segnato una straordinaria svolta epocale nelle condizioni di vita dell'uomo ed ha costituito la premessa per uno sviluppo economico e sociale strepitosi, prima inimmaginabili.
Emidio Civitillo
E-mail: emidiocivitillo@gmail.com
P.S.:
Nel 1969, Renato Pescitelli pubblicò il libro
dal titolo ”Pietro Paolo Fusco nella Cerreto del primo ‘900”.
Questo
libro si può leggere anche sul monitor del computer. Basta cliccare su
questo link:
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