Pietraroja (BN) – 832
m s.l.m. – Panorama da Est
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Pietraroja (BN) è un paesello di montagna dove circa 36 anni fa venne trovato il celeberrimo fossile di dinosauro “Scipionyx samniticus”, ai più noto come “Ciro”, famoso in tutto il mondo.
Un'immagine della particolare “kermesse” che viene annualmente organizzata nel mese di agosto: la Sagra dei prodotti tipici locali.
Questa sagra è ovviamente finalizzata anche a valorizzare le risorse locali: culturali, storiche, naturali, gastronomiche. Dagli stand della Pro Loco e di ristoratori locali vengono proposti piatti tipici e genuini quali:
· i “carrati”: tipici e ricercati maccheroni locali al ragù fatti a mano;
· arrosto di agnello;
· braciole di pecora;
· salsicce e carne di vitello locali;
· salumi (capocollo, pancetta, soppressata);
· pizzette fritte e dolci gustosi;
· formaggi locali (pecorino, caciocavallo, ricotta);
· “trit’gli e pepàugli” (pezzetti di carne di maiale fritti assieme a peperoni sotto aceto).
Immancabile, alla sagra, il famoso prosciutto di Pietraroja, che al “Salone del gusto” di Torino è stato definito squisito, prelibato, unico.
Per ulteriori informazioni, rivolgersi direttamente alla Pro Loco Pietraroja:
– tel. 0824-86 82 51; 328-31 87 994
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I CARRATI
I Carrati di Pietraroja sono dei tipici e ricercati maccheroni locali, fatti a mano con ingredienti e salsa particolari, come il sugo di carne di pecora giovane (non ancora avviata alla riproduzione), detta anche “ciavarra” o “chiuppaiola”.
Per preparare questi gustosi maccheroni ad un pranzo per 6 persone, si prendono:
· 1 kg di farina
· 2 uova
Dopo aver sbattute le uova, si aggiunge l’acqua e poi la farina, e si impasta. La pasta si lavora a mano, con cura e a lungo, fino a quando non si sentono rompere sotto le dita le bollicine d’aria che si formano nella pasta.
Dalla pasta si ricavano delle sfoglie rettangolari, a mano (con il matterello) o con la macchina per fare i maccheroni in casa (predisponendo la misura che consente il maggiore spessore delle sfoglie).
Ogni sfoglia viene poi tagliata per ricavare delle strisce della larghezza di circa 3 cm. Quindi ogni striscia si taglia trasversalmente per ricavare dei pezzetti di pasta larghi 3 – 4 mm.
Questi pezzetti di pasta vengono schiacciati (quanto basta) e arrotolati (cioè carriati, da cui “carrati”) con apposito bastoncino di ferro.
Probabilmente quest’ultima operazione e la stessa denominazione di questi tipici maccheroni di Pietraroja (i “carrati”) derivano dalla denominazione “strascinati” che viene attribuita ad un tipo di maccheroni che si fanno ancora in Puglia, dove i Pietrarojesi svernavano con decine di migliaia di pecore all’epoca della transumanza.
I “carrati” così ottenuti si mettono ad asciugare su una superficie piana (ovviamente ben pulita) o su una rete sottile e a maglia molto stretta, in modo da consentire (con l’uso della rete) una più rapida essiccazione della pasta, che, divenendo asciutta, si conserva (si “mantiene”) per più lungo tempo (in genere fino ad una settimana), se non la si vuole cuocere subito o la si vuole cuocere in più volte.
La pasta essiccata si può conservare anche in congelatore per circa un anno. In tal caso, quando la si vuole cuocere, si mette in pentola acqua e sale e quando l’acqua giunge a bollitura, si calano i “carrati” senza farli prima scongelare.
Si utilizza poi 1 kg di carne sgrassata di pecora. La si arrotola e la si mette a rosolare con olio d’oliva. Quindi la carne rosolata si mette in pentola con acqua e salsa di pomodoro e la si lascia bollire per 2 – 3 ore (a seconda della durezza della carne), a fuoco lento, fino alla cottura della carne. Il sugo che si ottiene deve essere piuttosto denso. Meno giovane è la pecora e più dura (ma più carica di sapore) è la carne.
In un’altra pentola, portata a bollitura l’acqua con il sale, si calano i “carrati” e li si porta ad una cottura al dente, e si scolano.
Infine si prende una grossa zuppiera e vi si mette del sugo ottenuto con la carne di pecora, sul quale si aggiunge un primo strato di “carrati” cotti e formaggio pecorino, e si mescola (in genere con un cucchiaio di legno di discrete dimensioni). Si ripete l’operazione con il resto dei “carrati” cotti, realizzando vari strati successivi. A volte si aggiungono anche noci fatte a pezzettini.
Dopo avere ben mescolato, i “carrati” si possono servire a tavola.
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A proposito di sagre ed altre manifestazioni simili, è però opportuno sottolineare che se i prodotti tipici sono importanti per l’economia locale, è bene dedicare molta attenzione alle opportunità di richiamo turistico offerte dalle memorie storiche, anzi preistoriche: i famosi fossili di Pietraroja.
Ciro - il fossile di dinosauro scipionyx samniticus rinvenuto a Pietraroja qualche anno prima del 1980 |
Agosto 2016 Emidio Civitillo
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