mercoledì 9 novembre 2011

La BECCACCIA sverna in buon numero nell’area dei Monti del Matese.


IL FASCINO DELLA NATURA – CURIOSARVI UN PO’ È SEMPRE STIMOLANTE

Prima di passare a trattare l’argomento “Beccaccia” (corredato da diverse foto a colori), mi piace ribadire che  “la natura è sicuramente un’ottima fonte di reddito perché gli animali e il loro ambiente richiamano il turismo, per cui essi costituiscono un argomento che ha anche una notevole importanza economica, specialmente per le zone interne come la nostra, che ripongono nel turismo buona parte delle loro speranze di sviluppo”.


Novembre, anche nell’area matesina, è il mese del “passo” della Beccaccia, che migra dall’Europa centro – orientale e scende a svernare anche in tutta l’area mediterranea.
Il nome di questo selvatico, almeno per sentito dire, lo conoscono un po’ tutti, ma solo una percentuale assai limitata di persone sa riconoscere una Beccaccia (peraltro difficile da avvistare) e sa quali caratteristiche ha.




La Beccacciaha un peso fino a 4 – 5 volte quello del merlo. Durante la nidificazione sui monti del Matese e nelle aree limitrofe è rara (o del tutto assente), ma come uccello “di passo” e svernante è presente in buon numero nell’area matesina.



I dati rilevati da uccelli inanellati evidenzierebbero una preminenza di esemplari provenienti dall’Europa centro – orientale. Il “passo” autunnale è, in genere, prevalentemente concentrato nella prima quindicina di novembre.


Quando la caccia non era ancora vietata sui monti del Matese, i monti Moschiaturo (Defenza) e Tre Confini (parte alta della Parata Tufo), il valico di Santa Crocella e il bosco “La Torta” (versante nord del Monte Mutria) erano nel mese di novembre particolarmente frequentati dai cacciatori di Beccacce, le quali, nel loro viaggio migratorio verso Sud facevano (e fanno) delle brevi soste in questi luoghi.



Più limitate, invece, sono le soste durante il  “ripasso” di febbraio – marzo, quando le Beccacce se ne tornando verso Nord ai siti di nidificazione.
Le Beccacce che svernano nell’area matesina, di giorno se ne stanno in boscaglie piuttosto fitte, mentre al crepuscolo volano come ombre silenziose alla ricerca di cibo negli spazi aperti, quasi sempre nei pressi di corsi d’acqua o in zone umide. All’alba poi se ne tornano nei loro rifugi, cioè nel folto di boschi e boscaglie.


Durante il passo autunnale di ottobre –  novembre, le beccacce, nel loro viaggio dall’Europa settentrionale ai Paesi che si affacciano sul mare Mediterraneo (Nord Africa compreso), effettuano brevi soste anche sulle cime dei monti del Matese, specialmente quando le condizioni meteo lo permettono.

E prima che venisse istituito il Parco Regionale del Matese, quando la caccia non vi era ancora vietata, su quelle cime ai cacciatori di  coturnici (alectoris graeca) capitava spesso di “incontrare” in ottobre – novembre anche le  beccacce.

Cliccare sulla parola  coturnici per vedere le immagini di questo selvatico, anche'esso molto interessante.





COME RICONOSCERE LA BECCACCIA
La Beccaccia (scolopax rusticola) è un caratteristico uccello di bosco, terricolo, delle dimensioni di un piccione, con il becco molto lungo, le ali arrotondate ed il portamento basso.
E’ estremamente specializzato e la livrea è altamente mimetica e simile alle foglie morte delle lettiere dei boschi di latifoglie.




E’ di sessi simili e di colorazione variabile, dal bruno al rossiccio ed al grigio. Le parti superiori sono chiazzate e barrate, quasi marmorizzate, di bruno, grigio e nero; le parti inferiori sono finemente barrate di bruno scuro.
Le ali hanno le remiganti primarie e secondarie bruno – nere con i vessilli interni e la parte apicale fulvi.





La coda è nera con i margini fulvo – rossastri ad apice grigio sporco superiormente; le copritrici superiori della coda sono bruno – rossastre più o meno fascettate di nero. Lunghezza: 34 centimetri. Peso: 210 – 440 grammi.




HABITAT DELLA BECCACCIA

La beccaccia è specie silvicola e si trattiene all'aperto solo la notte a scopo nutritivo e di sicurezza. Vive nei boschi, meglio se misti a caducifoglie, con prevalenza di betulle, carpini, frassini, querce, robinie, castagni, ontani, larici e faggi, ma anche abeti, e pini, meglio se non monocolture, nonchè in tagliate. Non è infrequente trovarla anche in noccioleti, pioppeti, e lecceti.

Preferisce boschi non molto folti con terreno morbido, meglio se umido, privo di erbe alte, con buona possibilità di alimentazione e di quiete, nonché possibilità di nascondersi e fuggire.
Durante la nidificazione predilige boschi misti di resinose e caducifoglie con scarsa umidità e al riparo da forti venti.





Il sottobosco mai coperto di erbe alte e folte, umido, ricco di lombrichi, con strati di foglie morte o aghi di pino, felci, anemoni, mirtilli, e rododendri. 
Lo strato cespuglioso composto da roveti, caprifogli, sanguinelli, pruni, ginepri, ciuffi di ginestre.


In presenza di avversità metereologiche è possibile trovarla anche in terreni incolti, prati, radure, ma anche in campi di mais, in zone coperte da macchia mediterranea e lungo il corso dei fiumi, anche i boschi bruciati e coperti di cenere attirano le beccacce. 




Durante piogge persistenti le beccacce tendono a spostarsi ai margini dei boschi, sugli spiazzi e le carbonaie, in una prateria oppure al riparo di una siepe.





La presenza di bestiame brado con la relativa presenza di escrementi rappresenta grande attrazione per la beccaccia


LA SUA DISTRIBUZIONE GEOGRAFICA


Questa specie è a vasta distribuzione paleartica, rinvenendosi in tutta la zona eurasiatica centro – orientale, dall’Unione Sovietica, Mongolia, alla Cina ed al Giappone. E’ presente poi nella zona himalaiana, dal Pakistan settentrionale al Nepal, al Kaschmir e al Bhutan. Nella regione paleartica occidentale si rinviene nelle isole Azzorre, Canarie, nelle isole Britanniche, nella penisola Scandinava.



Durante il periodo della nidificazione è rara la sua presenza nella parte meridionale delle penisole egea ed italiana. E’ in parte migratrice e le popolazioni europee si portano a svernare prevalentemente nell’Europa occidentale e meridionale, nonché in tutta l’area mediterranea; quelle orientali invece svernano nell’Asia meridionale.





La presenza in Italia della Beccaccia come nidificante è limitata alle regioni settentrionali e sporadicamente a quelle limitrofe centrali. E’ invece comune in tutto il territorio nazionale durante i passi di ottobre – novembre e di febbraio – marzo. Si trattiene nell’Italia centro – meridionale per tutto l’inverno, in particolare nelle zone boschive con sottobosco ricco di vegetazione sempreverde e nella macchia mediterranea.




Altre specie di beccacce vivono in Giappone, Giava, Sumatra e Celebes, oltre che nel grande areale del sub-continente nord americano.


COSA MANGIA

La base alimentare della beccaccia è senza dubbio il lombrico, che essa cerca e trova ispezionando minuziosamente i terreni ad essa più congeniali. Pare che mediamente la beccaccia debba ingerire almeno 150 gr  di lombrichi al giorno per poter sopravvivere.



La tecnica di ricerca è costituita dall'uso dell'odorato e dell'udito, sensi che sono molto sviluppati, ma anche con l'aiuto di un calpestio ritmico e alternante. Numerosi altri invertebrati costituiscono la dieta della Beccaccia, tra cui mosche, grilli, coleotteri, ragni, lumache, centopiedi e millepiedi, insetti coprofagi reperiti negli escrementi di bovini e cervidi, larve acquatiche.
La ricerca del cibo è effettuata in modo del tutto particolare. Caratteristica è l’abitudine di rivoltare una alla volta le foglie cadute, servendosi della mandibola superiore per girarle e della inferiore per toccare il terreno.
Cerca piccoli invertebrati (soprattutto forme larvali e lombrichi) anche forando il terreno per mezzo del lungo becco, lasciando sulla superficie dei fori caratteristici che rivelano la sua presenza e che sono accompagnati da delle caratteristiche deiezioni biancastre con al centro di solito una piccola macchia nera più consistente.





Uno studio ha evidenziato oltre ad una grande varietà di animali, anche la presenza di vegetali nel 90% dei ventrigli esaminati anche se in quantità sempre scarsa.
Mirtilli, bacche, semi di sambuco, chicchi di mais e di avena, coccole di ginepro, erbe e piante acquatiche pare facciano parte della sua regolare alimentazione, anche se molto dipende dalle situazioni locali durante la migrazione.






La beccaccia inghiotte con molta regolarità anche piccoli minerali sotto forma di pietruzze, sabbia e sassolini che agevolano il processo digestivo.

ASPETTI RIPRODUTTIVI

La nidificazione è preceduta da una serie di manifestazioni rituali caratterizzate da voli di parata dei maschi accompagnati dai richiami acuti e da danze nuziali del maschio e della femmina. In quest’ultima fase le ali vengono tenute abbassate e la coda è allargata a ventaglio mentre il capo ed il tronco vengono aritmicamente abbassati in avanti. La nidificazione va da metà marzo a luglio; in alcune zone avviene ancor più precocemente.


Per ascoltare il poco conosciuto canto della beccaccia, cliccare su questa immagine che segue.



Il nido di solito è posto in una cavità od in una buca, molto spesso vicino ad un albero ed in luoghi riparati e viene tappezzato con fogliame vario raccolto nel terreno. Viene effettuata una sola covata all’anno e sono deposte normalmente quattro uova, che vengono covate esclusivamente dalla femmina per circa venti giorni. In questo periodo la femmina non si muove quasi mai dal nido e si lascia avvicinare a tal punto, da estranei, sin quasi a toccarla. L’individuazione del nido, però, è molto difficile in quanto è perfettamente mimetizzato nella lettiera di foglie morte; l’unico particolare evidente è rappresentato dai grossi e mobili occhi.



I pullus abbandonano il nido dopo poco tempo e vengono curati da entrambi i genitori. Se viene disturbata nel periodo in cui ha i piccoli, la Beccaccia, per distogliere l’attenzione è solita eseguire una parata di ostentazione, che consiste nell’effettuare voli elaborati e simulazioni di animale ferito, emettendo grida particolarmente acute. Caratteristico è il modo di trasportare i piccoli tenendoli tra le zampe a ridosso del petto o sul dorso, sia per allontanarsi da zone disturbate o da pericoli, che per portarli in ambienti adatti per la ricerca del cibo.


Caratteristico è il modo di trasportare i piccoli tenendoli tra le zampe.


Ecco infine il video di una beccaccia che s'invola dopo essere stata fermata nel suo ambiente naturale da due cani da caccia.
Per vedere la scena, cliccare su questa immagine:






4 commenti:

  1. Complimenti !
    Bel lavoro, molto ben fatto ed interessante davvero.

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  2. Giovanni, grazie per i complimenti. Sono sempre graditi.
    Il fatto è che io sono nato e cresciuto tra i boschi, e conosco la fauna e l’ambiente naturale del Matese come pochi, anche se ho studiato a Roma (laureandomi in Economia e Commercio) e ho fatto l’insegnante. Ma è il mio secondo mestiere (quello di giornalista) che mi consente di trattare e porgere certi argomenti riguardanti la natura in modo che possano (forse) interessare.
    Cordiali saluti
    emidiocivitillo@gmail.com

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  3. Ciao Emidio, x un ex cacciatore di beccacce come me vedere qst cose è come rivivere certe emozioni, nn x nulla la beccaccia è considerata da sempre la regina del bosco, la cosiddetta arciera, una delle cacce + difficili in assoluto, svolta in prevalenza in mezzo alla macchia, pensa che a nov 2005 in prov di rieti con un mio amico e con l'ausilio di un setter e un breton, ne levammo nove, senza avere la poss di abbatterne alcuna. Tornammo a casa cmq soddisfatti. Ho smesso xkè il cane è morto e nn aveva + senso continuare tale attiv senza. Grazie Emidio. Io sono l'avvistatore di volatili del lago snia profondo conoscitore e appassionato da sempre. Mario

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    1. Mario, dal tuo scritto sugli avvistamenti al lago dell'ex fabbrica SNIA di Largo Preneste, ho capito subito che sei un appassionato e un competente.
      Adesso, da pensionato da circa 3 anni, abito spesso a Roma in via Braccio da Montone, dove vivono i miei due figli, ma da giovane mi immergevo in tutti i sensi nelle foreste dei monti del Matese (tra Benevento, Caserta e Campobasso), tanto che se mi avessero visto assieme ad un indiano apache, penso che mi avrebbero considerato …… della stessa tribù. Un saluto cordialissimo, Emidio.

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